Hoedt-Lazio di nuovo insieme? Inzaghi pronto a riabbracciare “il Tiranno”

Il difensore ha giocato in biancoceleste tra il 2015 e il 2017. Dopo tre anni tra Southampton, Celta Vigo e Anversa, ora è vicino al ritorno in biancoceleste

Atto secondo, come a teatro. Senza cambiarsi o svuotare valigie. Wesley Hoedt ce l’ha già pronta. L’ha lasciata lì, in un angolino, dopo aver visitato Roma a giugno insieme a sua moglie. “È sempre stupenda”, scrisse sui social. Come prima, perché l’olandese è vicino al ritorno alla Lazio dopo tre anni. Dentro ai bagagli ha già messo tutto: ricordi, emozioni, errori, quattro gol, una discussione con Inzaghi raccontata da papà Giancarlo. “Una volta Hoedt si lamentò perché non aveva giocato, Simone gliene disse di tutti i colori e non gli parlò per una settimana”. Ora è pronto a riabbracciarlo in prestito.

ANDATA E RITORNO

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Hoedt aveva lasciato Roma tre anni fa per giocare di più, destinazione Southampton. Tare sognava un tandem centrale tutto Orange, Wes e de Vrij, due amici in difesa. Tutto sfumato. “Ho fatto un errore, non sarei mai dovuto andar via, ma era impossibile dire no alla Premier”. 17 milioni alla Lazio, plusvalenza top. L’olandese, 26 anni, arrivò a 21 a parametro zero dall’Az, dove si beccò i complimenti di Van Basten, suo vice allenatore. “Wes vi stupirà, diventerà uno dei migliori al mondo”. Non è andata così, soprattutto dopo aver lasciato la Lazio nel 2017: il primo anno ha sempre giocato (28 partite nei Saints), il secondo quasi mai (13), e l’arrivo di Hasenhuttl l’ha convinto a lasciare a gennaio 2019 (soprattutto per riprendersi un posto nell’Olanda, 6 presenze). Prima il Celta Vigo, poi l’Anversa in Belgio. Male entrambe. Ora la Lazio è pronta a offrirgli una seconda chance. Sarebbe il primo ritorno dell’era Lotito, non un amante del genere.

HOEDT E LA LAZIO

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Lo chiamano il Tiranno per il fisico scolpito e la spalle larghe. Colosso fin da ragazzino, nell’U17 dell’Az giocava da attaccante e segnava tanti gol. “Facevo anche il trequartista, sono diventato centrale difensivo per caso”. Forte di testa, bel mancino, ad Auronzo si allenava spesso sulle punizioni e ne metteva dentro parecchie. I tifosi l’avevano preso in simpatia: selfie, autografi, lui sempre in prima fila. Preso dalla Lazio sei mesi prima del ritiro, si presentò con un italiano perfetto e un’ambizione smisurata, a volte eccessiva. Hoedt, in 2 anni, ha alternato ottimi match a ingenue défaillance, soprattutto mentali. Su tutte, il 5-0 contro il Napoli a settembre 2015, dove non riuscì mai a prendere Higuain. Oppure il derby perso 4-1 ad aprile 2016, quello che sancì l’addio di Pioli e l’inizio dell’era-Simone Inzaghi. Pregi: personalità, buona tecnica, conosce l’ambiente, i compagni, tornerebbe con la fame di chi vuole riprendersi tutto, nella città “più bella del mondo”. Parole sue. Difetti: non sarebbe un upgrade, ma un rincalzo, e negli ultimi 2 anni ha giocato poco. Nel 3-5-2 può fare il vice Acerbi (meglio) o il vice Radu. Inzaghi l’ha allenato un anno (26 partite e 3 gol nel 2016/17), ‘Wes’ non avrà bisogno di ambientamento. I due si conoscono fin dal ritiro di Norcia nel 2016, prima delle famose “sette partite” in cui ‘Inzaghino’ si conquistò la conferma. Hoedt c’era, non ha dimenticato. “Mi faceva giocare. A volte c’erano incomprensioni, ma ci siamo sempre chiariti”. Quando lasciò la Lazio scrisse che a Roma era diventato uomo, ora si dice “maturato e cresciuto”, pronto per il secondo atto. La valigia è già fatta.

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