Haaland, volo tra le star

Se il potente Thor, quello originale dei fumetti e non la macchietta dell’ultimo film di Taika Waititi, avesse il martello nel piede sinistro sarebbe Erling Haaland. Giusto un po’ più bello e pop, magari. Solo Thor può sollevare il martello magico e solo Haaland può sollevare il piede ad altezza cosmica, abbastanza da toccare tra esterno e tacco il cross di Joao Cancelo e metterlo in porta, teletrasportandosi tra due difensori. Contro il Borussia Dortmund che appena un’estate fa ce l’aveva per amico. Adesso ha sessanta milioni di euro in più e una partita pareggiata contro il Manchester City in meno: quella di mercoledì sera, sentenziata da questo gol aereo che ha fatto alzare occhi e ringraziamenti al cielo a Pep Guardiola.

Haaland dice che in fondo è stato facile: «Ho le gambe lunghe, per fortuna». Guardiola dice che è stato storico: «Mi ha ricordato la rete di Johan Cruijff all’Atletico Madrid nel 1973». Era quasi Natale, il 22 dicembre, Cruijff giocava nel Barcellona che vinse quel campioato spagnolo, Quini dello Sporting Gijon fu il capocannoniere e in fondo tutto ciò che ricordiamo del torneo è il gol impossibile, così lo chiamarono. Geniale, iconico e talmente unico da immortalare persino coloro che lo subirono, compreso il portiere rimasto convinto che Cruijff si era tuffato per colpire il pallone di schiena ritrovandoselo sul destro. E poi Guardiola, visto che le serate di Champions sono lunghe e lui ha sia modelli come Cruijff sia amici di antica fedeltà, ha continuato: «Ho visto anche il mio vecchio compagno Ibrahimovic segnare gol del genere».

Zlatan Ibrahimovic in effetti ha il ballo dello scorpione tra i suoi ritmi istintivi. Maestro d’arti marziali, ha usato spesso le gambe come armi letali. Mirando alla porta, beninteso. Un colpo a segno del 22 settembre 2013 con la maglia del Psg e contro il Monaco è pressoché sovrapponibile al decollo di Haaland. Che intanto è arrivato a 26 gol in 21 partite di Champions. Nella sua cittadina norvegese di Bryne hanno impiegato un anno per scolpirgli una statua dal tronco di un albero secolare. Poi l’hanno fatta sparire: troppo brutta, si lamentavano. E che cosa ci volete fare, ha sospirato l’ideatore dell’omaggio, il ragazzo di sicuro non somiglia a Thor.

Pep si coccola Haaland: "È già eccezionale, ma può migliorare"

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