Haaland dà la caccia a se stesso: numeri da record, medie stellari

Si rideva con poco, una volta. C’era persino chi lo faceva quando qualche altro sempliciotto raccontava la storia del tizio così svelto da riuscire a girarsi di scatto e mordersi un orecchio. Ah ah, che ridere. Oggi si direbbe che Erling Haaland è così veloce da riuscire a rincorrere se stesso, ma non sarebbe una scemenza: semplicemente, una metafora di quanto l’attaccante norvegese sta cercando di fare, alla sua seconda stagione nel calcio inglese e nel Manchester City. Nel 2022-23, al debutto, 52 gol in 53 partite tra campionato e varie coppe, quest’anno 27 in 30, media altissima che non ha risentito dei quasi due mesi di assenza per un disagio ad un piede. Tornato il 31 gennaio negli ultimi 19’ della partita contro il Burnley, vinta 3-1, ci ha poi messo una gara e mezzo per ritrovare la rete, in un confronto con l’Everton caratterizzato da una curiosa atmosfera all’Etihad Stadium: più gli ospiti riuscivano ad imbrigliare il City più il nervosismo generale cresceva, come se toccasse a Haaland sbloccare se stesso e il risultato, e quando poi al 71’ il sospirato gol è arrivato dal sospirato piedone (destro) del norvegese la sensazione è che si fossero riaperte le cateratte.

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Haaland e la cinquina al Luton

È stato così, ma non del tutto: fino alla strepitosa cinquina di martedì sera a Luton infatti Haaland in quattro partite aveva segnato ‘solo’ il gol della vittoria contro il Brentford, una galoppata favorita anche dallo scivolone del difensore avversario Ajer, che nemmeno avrebbe dovuto essere in quel punto del campo dato che di norma si muove sul centro o centrodestra. Per il resto, una serie così insolita di errori in fase acrobatica da portare alcuni giornalisti a chiedere a Pep Guardiola cosa stesse accadendo, ma l’unica risposta logica è: non sta accadendo niente. La partita di Luton lo ha chiarito, anche per le caratteristiche dei gol: potenza e agilità assieme, su passaggi filtranti o tagli di De Bruyne (quattro…) e Bernardo Silva, scrollandosi di dosso il marcatore diretto, così come del resto era accaduto quel 10 febbraio contro l’Everton, lancio lungo e Haaland che di anca e spalla smonta Branthwaite, mica piccolo neanche lui. La menzione di De Bruyne non è casuale: dal suo ritorno Haaland ha ritrovato il collega con cui, assieme a Foden, ha la maggiore sintonia, quella capacità di intesa reciproca che nasce per caso e cresce per talento. Arrivato a 50 gol in Premier League in sole 48 partite, annientando così il record precedente (65) di Andy Cole, Haaland farà fatica a superare il bilancio dello scorso anno, ma ci proverà: gli restano 13 partite di Premier League, almeno una di FA Cup, se tutto va bene al ritorno contro il Copenhagen altre tre in Champions League. Forse pochine, se dovesse mantenere l’attuale rendimento: la classifica degli expected goal dice che avrebbe dovuto segnarne 21, in campionato, e invece sono ‘solo’ 17.

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