“Guerra agli infortuni”. Nasce un progetto Coni-Figc

Presentato “Performance Italia”, video e clip per correre e allenarsi meglio nel calcio e non solo. Esercizi specifici e individualizzazione. E occhio ai secondi tempi: quando si segna (ma anche ci si infortuna) di più

Guerra agli infortuni. A colpi di allenamento e non solo. Coni e Federcalcio hanno lanciato questa mattina “Performance Italia”, un progetto che, dal centro alla periferia, arriverà a tutti i tecnici e i preparatori atletici, non soltanto del mondo del pallone più popolare. L’indagine mette insieme tutta una serie di numeri che partono da una realtà: la crescita della cultura della metodologia dell’allenamento non ha provocato in questi anni una significativa riduzione delle lesioni, qualcosa bisogna dunque fare. E questo “fare” è già da questa mattina una serie di quattro filmati di 20 minuti scaricabili sui due siti sul tema della “Tecnica dei movimenti specifici”. La definizione del progetto è durata più di un anno e ha avuto come “cavie” i calciatori Primavera di Atalanta, Lazio e Atalanta, ma anche alcuni giocatori impegnati nella nazionale maggiore: Chiellini, Chiesa, El Shaarawi e Kean. “Il lavoro non si dirige soltanto allo sport di alta prestazione, scendiamo dal vertice e arriviamo alla base per fare formazione”, spiega Carlo Mornati, segretario generale del Coni. “Non si possono ottenere certi risultati senza un lavoro “oscuro”, oggi c’è molto più accesso alle informazioni, ma serve la capacità di fare sintesi”, aggiunge Marco Brunelli, che ha lo stesso ruolo nella Federcalcio. E la sintesi l’hanno fatta l’Area Performance e Ricerca della Federcalcio e l’Istituto di Scienza dello Sport, rappresentati da Valter di Salvo e Sandro Donati.

Correre male

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Alcuni dati di partenza sono significativi. Intanto, il secondo tempo diventa sempre di più il cuore centrale della partita: il livello di prestazione scende, ma si segna (e ci si infortuna) di più. Per questo, dice Di Salvo “bisogna alzare la resistenza specifica”. L’altro grande problema è la differenza di carico troppo grande fra partita e allenamento. Bisogna provare a riequilibrare questi pesi, da qui una serie di esercizi specifici. In uno dei video, per esempio, si prende in considerazione la corsa in uno spazio ridotto di un calciatore di 17 anni, con un’analisi biomeccanica che evidenza gli errori di disallineamento degli arti e registra in tre mesi un miglioramento dell’efficienza di corsa del 2,4 per cento. “La corsa è un elemento fortemente migliorabile nel calcio – spiega Donati – una corsa più “arrotondata” significa un minore rischio di stiramenti al bicipite femorale”.

Barella e Bonucci

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L’altro filone su cui investire è l’”individualizzazione”. Si vede chiaramente dai grafici che i centrocampisti corrono più di tutti, che c’è una variabile anagrafica, che bisogna intrecciare la preparazione in Nazionale con quella del club. “Dobbiamo dire grazie a tutte le società di serie A, ma anche a squadre straniere come il Paris Saint Germain o il Chelsea, che ci forniscono tutti i dati relativi al lavoro compiuto da singoli calciatori”, spiega Di Salvo. L’obiettivo è quello di un modello “personalizzato”: Barella e Bonucci non possono fare lo stesso allenamento e lo si vede dal grafico che misura i diversi livelli di intensità dei due calciatori. Da qui la necessità di “pillole di allenamento individualizzato” di cui parla Di Salvo. Che cita un altro studio per illustrare un modello fatto di “Integrazione”, “tecnica dei movimenti specifici del calciatore”, “letteratura”, “aerobico”, “individualizzazione” e “alimentazione”.

Sonno e infortuni

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L’alimentazione è direttamente collegata alle possibilità di recupero. Di Salvo pone l’accento a questo proposito su un punto: “La correlazione fra scarsa qualità del sonno e la possibilità di infortunarsi”. Che è legata naturalmente anche al numero delle partite: “Sicuramente il passaggio da tre a cinque sostituzioni è stato un fatto positivo e lo lascerei sempre. Una cosa è una partita di 70 minuti, un’altra una di 95”. Donati, invece, dice che la cosiddetta periodizzazione, lungo periodo di ritiro e fase agonistica, è un’impostazione scolastica, sostanzialmente superata. “Bisogna intrecciare il momento dell’allenamento e quello delle partite”. Il progetto è ancora nelle fasi iniziali, da oggi, però, decine di migliaia di tecnici e preparatori atletici hanno uno strumento di lavoro in più. Con un modello che può anche essere esteso, con i dovuti cambiamenti, anche a tutti gli altri sport.

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