Guardiola all’attacco: “Troppe partite. Uefa e Fifa stanno uccidendo i calciatori”

Sfogo del tecnico del City, alla vigilia del match contro il Borussia Dortmund: “I giocatori sono essere umani, non macchine. Da inizio stagione non abbiamo avuto una settimana di stop”

“È troppo, stanno uccidendo i calciatori”. Alla vigilia dell’andata dei quarti di Champions contro il Borussia Dortmund, Pep Guardiola si lancia all’attacco di Uefa e Fifa. Nel mirino del tecnico del Manchester City c’è un calendario troppo intasato: contro il Leicester, dopo la sosta per le nazionali, Guardiola si è trovato costretto a cambiare sei uomini rispetto all’ultimo undici titolare. “Sono essere umani, non macchine – ha sottolineato -. So che alcuni di loro sono tristi perché vorrebbero giocarle tutte, ma non è possibile. Se vuoi lottare su tutti i fronti, in quella che è la stagione più breve della storia, devi fare delle rotazioni. I calciatori hanno bisogno di riposo, Uefa e Fifa li stanno uccidendo, da quando abbiamo iniziato la stagione non c’è mai stata una settimana di stop”.

la sfida di domani

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Domani il City prosegue la caccia a quella Champions finora sempre sfuggita sotto la guida di Guardiola: l’ultima delusione lo scorso agosto, con l’eliminazione nei quarti per mano del Lione. “Mi è rimasta in testa per settimane. È stato doloroso. Era l’ultima partita della stagione e volevamo passare. Ci siamo congratulati con il Lione, abbiamo accettato di non aver fatto abbastanza bene e di non aver meritato di passare il turno. È stato doloroso ma alla fine cosa potevamo fare? Siamo di nuovo qui per riprovarci”.

capitolo haaland

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I riflettori saranno puntati su Haaland, giocatore accostato anche al City per la prossima stagione. “Spendere tanti soldi per un calciatore non ti dà più possibilità di vincere – annota Guardiola -. Il calcio è uno sport di squadra. La società ha deciso di non spendere cifre vicine o superiori ai 100 milioni. Forse succederà in futuro, ma non adesso. È un attaccante eccezionale, è l’unica cosa che posso dire, anche un cieco se ne accorgerebbe, non serve essere un allenatore per notarlo. Ma non è appropriato che io parli di un giocatore di un’altra squadra”.

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