Grosso: “Il Bari nel cuore, ma allo Stirpe niente sconti”

Secondi in classifica davanti a squadroni come Parma, Genoa, Benevento, Palermo, Pisa. Bella soddisfazione. Può bastare?
«La classifica ci rende felici. Ma ci sono squadre forti e vicine e non ci dobbiamo fare appagare da niente. Altrimenti non è possibile migliorare. Questo è un torneo tremendo e puoi perdere contro chiunque come abbassi il livello dell’attenzione». 

Lo scorso anno a un passo dai playoff, l’obiettivo stavolta?
«L’ultima è stata una stagione importantissima. Abbiamo conquistato 58 punti, arrivando a sfiorare i playoff, in altri tornei sarebbero bastati a tagliare traguardi importanti. Siamo stati a lungo in vetta, poi le gare che si sono accavallate per lo stop causato dalla pandemia, costringendoci a giocare 9 volte in un mese, ci hanno penalizzato. Ma abbiamo costruito un grande gruppo e abbiamo valorizzato tanti ragazzi. Quest’anno non vogliamo abbassare il livello dell’impegno. Ci sono tre squadre extra large Cagliari, Genoa e Parma, e almeno altre dieci pronte a competere per la A. Tuttavia, ce la vogliamo giocare contro tutti». 

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Veder premiato Gatti, ora alla Juventus, come miglior calciatore di B deve averla inorgoglita.
«Certamente è stato bello constatare questi riconoscimenti per Federico, ma anche per Alessio Zerbin. Stiamo ricostruendo e abbiamo nuovi ragazzi di valore. Possiamo dire la nostra senza snaturarci e senza tradire la mission decisa dalla società. E affidata dal presidente Stirpe al direttore Angelozzi, il vero specialista in talenti».

Quali nuove proposte in questo Frosinone arrembante?
«Fare nomi è sempre sbagliato. Diciamo che i calciatori offensivi sono tutti bravi. Anche Borrelli, rientrato da poco, ha fatto vedere le sue qualità. Poi gli esperti ci danno tanto. Lucioni, per esempio, sta dimostrando che in questa categoria può fare la differenza. Un leader nato. Se avesse dieci anni di meno giocherebbe titolare in Nazionale». 
 
Arriva il Bari, una partita speciale per lei. Un ricordo e un rammarico?
«Bari resterà un anno indelebile nella mia carriera. Mi ha trasmesso moltissimo soprattutto a livello umano. Abbiamo fatto tanto. Eravamo arrivati quinti. Poi per vicissitudini extra calcistiche siamo usciti fuori col Cittadella. Ma la classifica vera, quella del campo, era un’altra. Tuttavia la grande passione dei baresi mi è rimasta dentro. Sarà una gara difficile non solo in campo, anche per me, a livello emotivo. Fuori casa hanno vinto cinque partite su sei!». 

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Appaiati in classifica, ma sino alla scorsa giornata si parlava dei Galletti come squadra rivelazione. Che gara sarà allo Stirpe?
«Durissima. Noi dobbiamo affrontarla allo stesso modo delle altre. Ovvero al massimo delle nostre possibilità, senza lasciare nulla d’intentato e senza sottovalutare niente. Il Bari alla prima occasione può farti male». 

Mignani se l’è studiato?
«Sta facendo un grande lavoro nella continuità. Aver stravinto la C ed essere partito bene in B lo dimostra. Sanno soffrire e attaccare. Sarà una partita complicata ma anche stimolante da giocare. Il Frosinone non si risparmierà in niente consapevole di dover affrontare un’antagonista strutturata e ambiziosa. Ma niente sconti». 

Frosinone e Bari hanno concetti di gioco diversi, ma cercano la profondità sia pure attraverso soluzioni differenti. Ci spiega meglio?
«Ognuno prova a valorizzare le potenzialità del gruppo che allena. Loro hanno esperienza e malizia. Sanno leggere le partite e sono imprevedibili in attacco. I dati ci rappresentano un avversario che sa quello che vuole. Non vinci a Cagliari, a Cosenza, a Verona in Coppa senza idee e un sistema collaudato. Se non giochi al massimo per 90’ puoi farti male contro il Bari. L’intensità sarà irrinunciabile». 

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Cosa temere di più di questo Bari al vertice non per caso?
«Le partite si giocano e bisogna meritare di vincerle. Se è così in alto è perché ha lavorato sodo. Niente distrazioni, dunque».
 
Il giocatore che sottrarrebbe a Mignani?
«Ma no! A me piace avere la meglio con i miei, senza togliere niente agli altri. Vincere così è più bello».

Il Bari in A è il posto giusto per una grande piazza del Sud?
«Non ci sono dubbi. So qual è la potenzialità di quella città. Quando ci sono stato c’erano problemi e siamo stati bravi a mascherarli. Oggi è diverso c’è una società che ambisce ad arrivare in alto. E ci riuscirà con i De Laurentiis». 

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Invece, ci vorrà un indovino per capire chi vincerà il campionato!
«Occorrerà pazienza e saper aspettare la fine. Come la scorsa stagione in cui tutto è cambiato sul traguardo. La continuità farà la differenza. Ora non bisogna guardare né su né giù». 

Grosso non conosce mezze misure: lei vince o perde, in 9 giornate mai un pari ma va in gol da 16 turni. Cosa raccontano questi numeri e firmerebbe per un punto con il Bari?
«Non mi piace perdere. E neanche stavolta firmerei per un pari. Non bisogna mai accontentarsi prima di giocare. Anche se qualche punto al posto di una sconfitta sarebbe stato utile».
 
Lei ha avuto grandi allenatori in carriera. Chi l’ha influenzata?
«Tutte le esperienze aiutano a non fare gli errori già commessi. Ma le cose che porto avanti sono solo mie e cerco di alimentarle con il lavoro. Sono convinto che per provare a fare questo mestiere devi evitare di essere qualcun altro. Anche a livello di valori, ognuno ha i suoi. Tuttavia Lippi, Cosmi, Guidolin, Mancini, Del Neri, Di Mascio in Eccellenza e, nelle giovanili, Bruno Pace, Ortega, Morganti mi hanno insegnato tanto. Adesso ci metto del mio». 
 
La crisi della Juve l’ha sorpresa oppure è fisiologica nei cicli che riguardano anche il calcio?
«Bisogna conoscere le cose da dentro per giudicarle e io alleno il Frosinone. Comunque, tutto è migliorabile. In una società così importante è impossibile che vada diversamente». 

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La lunga sosta della Serie A per i Mondiali – a cui non prenderemo parte per la seconda volta di seguito – potrà influenzare l’esito di questa stagione?
«Occorrerà valutare nei fatti questa anomalia. Ma ci saranno certamente delle soluzioni». 

Spalletti, Pioli, Gasperini, Mourinho, Sarri: cosa ruberebbe Grosso a questi allenatori?
«Sono grandissimi tecnici e tutti, anche caratterialmente, diversi. Ognuno ha la propria personalità, questo conta più di tutto. Io provo ad averne una mia».

In A chi esprime il miglior calcio?
«Mi piacciono Milan, Napoli e Atalanta. L’intensità di Gasperini è unica. Spalletti straordinario nella gestione. La sua squadra si fonda sulla condivisione di tutti a regole chiare e facilmente individuabili. Pioli ha un’empatia con i suoi che è sintomo di una grande coesione che consente ai valori di emergere».

In B invece chi la convince di più?
«Ci sono tante squadre che fanno le cose per bene. Ma è presto per i giudizi definitivi. Il torneo resta difficile da decifrare. Intanto, noto altri giovani in evidenza: la B è bella anche per questo».

Alla gente di Frosinone prometterebbe ancora la A?
«Le promesse mi piace farle solo se posso realizzarle con certezza. Alla gente assicuro le stesse cose del giorno del mio arrivo: passione, lavoro e intensità. Cosa riusciremo a costruire lo diranno i fatti alla fine. Ora conta il Bari».

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