Gravina ha i suoi Casini

Ci ho pensato una notte intera, anzi due: che risposta è stata, quella di Casini a Gravina, il quale aveva sottolineato la “tristezza” della scelta araba per la Supercoppa? La ricordo ai distratti: «Triste è il Mondiale senza l’Italia». Un autentico siluro, ai limiti dell’offesa… professionale. Ho riflettuto tra me e me (…) e verso le otto del mattino un dubbio mi ha illuminato d’immenso: chi fornisce i calciatori alla Nazionale? Esselunga? La Coop? Rossetto? La Conad o la Lega dei club? Ho fatto due conti: al 13 novembre scorso gli italiani che avevano giocato almeno un minuto in serie A erano 249 (65 dei quali Under 21), la stragrande maggioranza di una qualità non presentabile in campo internazionale.

Mancini, disperata caccia al talento

Proprio per questo il ct che, se potesse, naturalizzerebbe anche suo cugino, è costretto a inventarsi i Pafundi oppure a cercare all’estero, nei campionati meno importanti, gli elementi in grado di vestire l’azzurro. Mancini ha affermato che in Italia ci sono almeno 4 o 5 Bellingham, «purtroppo però non vengono impiegati e fatti crescere». Avrebbe potuto segnalare anche il paradosso dei paradossi: l’allenatore che, pur se per disperazione, fino a questo momento ha impiegato più giocatori provenienti dal vivaio è uno straniero, l’ultimo al quale si potrebbe pensare: José Mourinho, quello che ha guidato Porto, Chelsea, Inter, Real Madrid, United e Tottenham conquistando ben 25 titoli, 26 con la Conference a Roma.

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I due presidenti separati in casa

Casini contro Gravina e viceversa: Lega e Federcalcio vivono ormai da separate in una casa che avrebbe un bisogno immediato del superbonus 110%: ognuno pensa per sé e nessuno per tutti. Gravina qualche nemico l’ha pure in consiglio federale, gente pronta a ostacolarlo soprattutto quando tenta la carta delle riforme. Che sono necessarie. Il predecessore di Casini, Paolo Dal Pino, era in perfetta sintonia con Gravina, non a caso il campionato ripartì dopo lo stop per covid. Mi auguravo che il nuovo numero 1 leghista potesse seguire l’esempio del manager attualmente in California, dove le sue aziende stanno per fatturare un miliardo di dollari. Noto invece che siamo tornati indietro, al paleozoico degli umori e degli interessi individuali. Dicono da troppo tempo che Casini sia espressione di Lotito e/o De Laurentiis, ma io non ci credo. Sono un’anima pura.

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