Gol, dribbling e ora anche gli assist: l’attacco del Milan si chiama Leao

Con i due passaggi vincenti per Tonali a Verona, il portoghese è diventato il migliore sotto tutte le voci offensive. A breve atteso il verdetto del tribunale sul risarcimento allo Sporting

Palla a lui e qualcosa combina. Così da sempre e per sempre sarà, perché l’indole è quella del funambolo che si accende e crea, che punta l’uomo e punge. Rafael Leao è un 10 che gioca sull’esterno. Indossa il 17, sorride quando porta palla ed esulta mimando un surfista: “Ogni tanto sbagliano onda, ma poi tornano sulla tavola e fanno bene. È il mio modo di essere”. Un pensiero che l’ha reso grande in ogni ambito. Testa, continuità, prestazioni. Leao è il capocannoniere del Milan con 13 gol in stagione. Ma, in particolare, è diventato il re indiscusso della produzione offensiva in campionato. Miglior marcatore del Diavolo: 10 gol, unico rossonero in doppia cifra. E, da ieri, miglior uomo assist: con i due di Verona a Tonali è salito a quota 6, superando Hernandez (5).

Fiducia

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Per svegliarsi ci è voluto qualche schiaffo in pieno volto. Un paio glieli ha dati Pioli, un altro Ibra, anche se Zlatan ha detto che il merito è solamente suo: “Non correva, ho provato a dirglielo ma niente, poi nel precampionato è esploso da solo”. Mai così decisivo come quest’anno. In Serie A nessuno dribbla come lui, mentre in Europa è quarto dietro Saint-Maximin, Adama Traoré e Mbappé, alfieri del doppio passo. L’assist per Giroud contro la Lazio, così come quelli del Bentegodi, sono il manifesto del suo gioco. Dribbling, fondo e cross. Thiago Fernandes, il suo primo allenatore a Lisbona, intuì le sue capacità dopo una decina di minuti: “La prima volta che l’ho visto aveva 12 anni. Partitella 8 contro 8, prende palla sulla sinistra, salta quattro giocatori e fa gol. ‘Questo è un fenomeno, da dove è uscito fuori?’…”. Se non fosse stato per lui l’avrebbero scartato dopo qualche mese. Rafa non si allenava bene, era svogliato. Thiago lo prese sotto la sua ala e lo convinse a tirare fuori tutto se stesso: “L’ho ospitato persino a casa. Una volta si dimenticò il passaporto prima di andare in tournée, ma non ho mai avuto dubbi”. Neanche il Milan.

Un crack

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Forse i rossoneri hanno tra le mani un potenziale crack da 80-100 milioni, chissà. Intanto ora come ora ne vale almeno 70. Con lo scudetto sul petto di sicuro diversi in più, ma il mood è più o meno lo stesso per ora. Guardare ma non toccare. Cambio di proprietà o meno, Leao sarà una delle prime pietre su cui costruire il Milan che verrà. La punta di diamante di una scuderia di talenti (lui, Tonali, Theo…). Questo è l’anno in cui ha segnato più gol in carriera, quello in cui ha servito più assist, quello in cui ha creato più occasioni da rete. Ha un contratto fino al 2024 e una bozza di accordo fino al 2026, da formalizzare una volta conclusa la querelle tra il Lilla e lo Sporting (decisione attesa a breve), faccenda che coinvolge a pieno titolo anche lui. Ai rossoneri mancano quattro punti per festeggiare lo scudetto. Atalanta e Sassuolo sono gli ultimi step prima di tornare con il tricolore. Undici anni fa, nel 2010-11, Leao era un giovane talento dei “verdi” che stregava tutti saltando 4 giocatori. In fondo non è cambiato molto.

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