Gli olimpionici azzurri in pista a Monza. Malagò e Gravina: “Ora risposte per lo sport”

Quindici dei 17 neo campioni tricolori a cinque cerchi invitati al Gp, assente Mancini (con la febbre). E il mondo dello sport chiede “rispetto e dignità”

Dal nostro inviato Andrea Buongiovanni @abuongi

12 settembre – Monza

Ci volevano Monza, il suo autodromo e il Gran Premio di Formula Uno per mettere insieme per la prima volta gli ori olimpici azzurri di Tokyo. E ci voleva, a monte, l’invito di Angelo Sticchi Damiani, presidente dell’Aci, subito raccolto da Giovanni Malagò, numero uno del Coni. Ecco così che quindici dei diciassette neo campioni tricolori a cinque cerchi, a poche ore dal via della gara di Hamilton, Verstappen e Leclerc, mentre sul circuito rombano i motori delle monoposto di Formula Due, si schierano uno a fianco all’altro i gioielli dello sport italiano.

Assenti (giustificati) Filippo Ganna, impegnato agli Europei di ciclismo e Fausto Desalu, il terzo frazionista della 4×100, in arrivo dopo le celebrazioni del Mennea-day a Barletta. Manca anche l’annunciato Roberto Mancini, il c.t. della Nazionale campione d’Europa: “Ha qualche linea di febbre – spiega il presidente federale Gabriele Gravina – avrebbe voluto venire lo stesso, ma glielo abbiamo vietato…”.

I campioni

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Ci sono Marcell Jacobs, a Monza ormai quasi di casa dopo la giornata di sabato vissuta da protagonista, Filippo Tortu e Lorenzo Patta, gli altri componenti della staffetta delle meraviglie, c’è Gimbo Tamberi, ci sono i marciatori Massimo Stano e Antonella Palmisano, i ciclisti Simone Consonni (nel giorno del 27° compleanno), Francesco Lamon e Jonathan Milan, le canottiere Federica Cesarini e Valentina Rodini, i velisti Caterina Banti e Ruggero Tita, il karateka Luigi Busà e il teakwondoka Vito Dell’Aquila. È presente anche Lorenzo Travisanutto, campione mondiale karting nella categoria KZ2. Per tutti, prima del Gran Premio, un giro del circuito su un pullman scoperto e l’Inno di Mameli sulla linea di partenza con le Frecce Tricolori nel cielo e in più, per Jacobs, l’onore della bandiera a scacchi all’arrivo.

Le prospettive

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“Lo scorso anno – ricorda Sticchi Damiani – in piena pandemia, abbiamo avuto ospiti medici e infermieri. Anche a voi, a vostro modo, siete degli eroi. E l’occasione è propizia per ricordare che questo leggendario autodromo, nel 2022, compirà 100 anni di vita e che avremo bisogno del supporto del Governo per celebrare al meglio l’occasione. Così come ci servirebbero aiuti per sostenere un grande pilota come Antonio Giovinazzi, unico italiano in Formula Uno. Spesso vanno avanti i più ricchi, non i più bravi: difendiamolo e diamogli una spinta”.

Il discorso si allarga alla poca sensibilità della politica nei confronti del mondo dello sport. “Abbiamo interlocutori sordi – afferma Gravina – non in grado di capire l’importanza del nostro ruolo e del nostro agire. Lo sport italiano è più compatto che mai e rivendica un progetto di rilancio. Pretendiamo rispetto e la stessa dignità di cui gode chi, come noi, muove la finanza e l’economia”. “Ci sono problemi amministrativi, burocratici e gestionali da risolvere – fa eco Malagò, che veste i panni del presentatore per introdurre uno a uno i suoi campioni – ma ora ci servono risposte concrete. Senza dimenticare che i successi olimpici e paralimpici aiutano la crescita del pil, perché più i cittadini sono felici, più sono propensi a consumare”.

Gli atleti

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I protagonisti, comunque, sono e restano loro: gli atleti. “Risalire la griglia di partenza come ho fatto ieri – dice Jacobs – mi ha emozionato come entrare nello stadio olimpico”. “Abito a 10’ da qui – sottolinea Tortu – ma questa è una giornata speciale”. “Il mio futuro suocero, Piergiorgio Bontempi – ricorda Tamberi – è stato un campione di superbike, anche io sono un grande appassionato di motori”. “La messa a punto di una barca a vela – suggerisce Tita – è simile a quella di una macchina di F.1, so come apprezzare questo mondo”. “Sono fiero di noi e dei nostri successi – aggiunge Busà – facciamo discipline diverse, ma siamo diventati amici. Ci sentiamo e ci scriviamo sui social”. È il senso di una domenica speciale.

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