Giuseppe Rossi: “Sono tornato per mia figlia, volevo mi vedesse giocare”

Dopo tanti infortuni, 5 operazioni e oltre mille giorni di stop, a 34 anni l’ex grande promessa del calcio italiano riparte dalla Serie B con la Spal e lo racconta a Sportweek: “Volevo che Liana Sophia, che ha un anno, mi vedesse giocare. Le ho dedicato il primo gol, spero il primo di molti altri. La mia è una sfida con me stesso: dimostrare di essere ancora un calciatore. E finalmente mi sento tale”

A quante vite siamo arrivati, Giuseppe Rossi? È la quarta, la quinta, di più? Wonder kid del Manchester Utd col marchio di sir Alex, re dei bomber italiani all’estero a Vila-Real, cuore azzurro infranto a Firenze. E sono già tre. Poi lungamente cercatore di se stesso, dalla Galizia allo Utah, passando per il Genoa e per altri interventi alle martoriate ginocchia (cinque in totale con oltre mille giorni di stop). Fino ad arrivare qui, oggi, in Serie B. Pronto a ricominciare. “Pepito”, il soprannome bearzotiano che lo accostava a Paolo Rossi, ormai suona vecchiotto: quel ragazzo venuto dal New Jersey adesso è il numero 49 della Spal, nulla più, senza pretese da superstar. A Giuseppe va bene così. La fisioterapia post-allenamento è lunga. Lui compare dai corridoi biancazzurri del centro sportivo “G.B. Fabbri” e si scusa per l’attesa, con l’educazione che papà Fernando e mamma Cleonilde gli hanno dato e che diventerà preziosa eredità per la piccola Liana Sophia, al mondo da poco più di un anno. “Prima il fisico, poi le parole”, dice ridendo. Ci mancherebbe altro.

Precedente Motta: "Nzola ha fatto tardi in sala video: resta a La Spezia" Successivo Il trionfo di Samuel: Eto'o è il nuovo presidente della federcalcio del Camerun