Giroud: “Io e Ibra un’ottima coppia. Al Milan e non all’Inter? L’ha voluto Dio”

Il neo attaccante rossonero: “Con Zlatan siamo complementari. Possiamo fare un’ottima Champions. E non temo la numero 9, non sono superstizioso”

Olivier va di fretta. Va di fretta con l’italiano – il video in cui si auto-intervista nella nostra lingua, alternandola al milanese, è spassoso –, va di fretta in campo – gol al debutto, al primo pallone toccato, cinque minuti dopo l’ingresso in campo a Nizza –, e va di fretta anche nella conferenza stampa di presentazione. Non perché desideri scappare il prima possibile, ma perché si divora tutti gli argomenti con la curiosità, il piacere e la passione di un ragazzino e non con l’approccio dell’uomo di mondo che a 34 anni ha vinto una vagonata di titoli nei club e anche in nazionale. L’impatto di Giroud col mondo rossonero è stato elettrizzante e ha subito chiarito un concetto: Olivier non solo non è di passaggio, ma non è nemmeno il riservista di Ibrahimovic. Quando si potrà, Pioli li butterà dentro insieme; quando non si potrà, la monarchia di Zlatan potrebbe essere senz’altro messa in discussione se Giroud proseguirà su questa strada. Una situazione che di certo non impensierisce il tecnico rossonero in vista della Champions.

“Papi”

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“Sono molto felice per il caloroso benvenuto…”, fa le prove in italiano sorridendo Olivier qualche secondo prima che inizi la conferenza, a microfoni ancora chiusi. Sembra davvero a suo agio, anzi davvero felice di questa nuova avventura che per lui poggia su alcuni concetti cardine. Uno: okay parlare di me e Ibra, ma non esageriamo perché non ci siamo solo io e lui. Due: sono qui con umiltà per aiutare i più giovani. Tre: credo molto in questo progetto. Quattro: a chi dice che sono un “papi” – nonno in francese – rispondo che non conta l’anagrafe, ma la testa. Poi Olivier sceglie di parlare in inglese e racconta le sue prime sensazioni: “Da ragazzo le squadre del mio mito erano Arsenal e Milan. E nel Milan ammiravo in particolare leggende come Papin, Van Basten e Shevchenko, con cui sono sempre in contatto. Gli ho chiesto consigli per il mio futuro. Per me è un onore essere in un club dove hanno giocato tante stelle. Maldini stesso, ovviamente: aver parlato con lui è stato come realizzare un sogno, e lo stesso vale per la consapevolezza di rappresentare un club simile”.

Onore

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Parole che possono suonare di circostanza, ma che pronunciate da lui assumono un impatto notevole. Forse perché le scandisce bene, facendole sue. “Voglio dare il mio contributo per aiutare le giovani promesse rossonere, mi piace essere una sorta di grande fratello, portando la mia esperienza e lavorando forte. Se non si soffre, non ci si può mettere in gioco. Io voglio essere ricordato anche come una persona di sani principi, non solo come calciatore”. E poi spazio al capitolo – anzi, al romanzo – con Ibra. “Io e lui insieme? Per me è un grande onore giocare accanto a un grande come Zlatan. Ma è una domanda da porre a Pioli, sarà lui a decidere. Credo comunque che siamo complementari, indipendentemente da tattica e modulo. E’ facile giocare accanto a uno come lui, ne abbiamo anche già parlato, gli ho chiesto come stava dopo l’infortunio, sono sicuro che possiamo essere un’ottima coppia. Io sono arrivato qui con grande umiltà e per Pioli penso sia bello poter contare su due attaccanti di grande esperienza. Vedo che questo argomento preoccupa parecchio… – dice Olivier quasi con una punta di fastidio –. Siamo giocatori che possono capirsi bene e io sono pronto ad adattarmi in funzione delle sue caratteristiche, come sarà da parte sua. Tra l’altro lui ultimamente agisce più da numero 10, da play. Non vedo l’ora che sia di nuovo fra di noi. Però vorrei ricordare che il Milan non è solo Ibra e Giroud, ma ha tanti professionisti che si mettono a disposizione”.

Due strade

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La strada che ha portato Olivier in rossonero è… duplice. La prima è molto pratica: “Il mio tempo al Chelsea era arrivato al termine, l’allenatore puntava su altri giocatori e per me era il momento di scoprire un altro paese e un’altra cultura. Il Milan è stato l’opportunità migliore che potesse capitarmi. Sono arrivato con molta determinazione e spero di vincere altri trofei come mi è successo in precedenza”. La seconda strada è più… elevata. “In passato mi aveva cercato anche l’Inter? Io sono cristiano, credo in Dio e penso che lui abbia voluto che nel mio destino vestissi la maglia del Milan e non quella dell’Inter”. La componente teologica ricorre poi una seconda volta, quando gli viene chiesto se non ha paura della maledizione della maglia numero 9: “Non sono superstizioso, quindi il numero di maglia non può condizionare le prestazioni. Sono cristiano, non penso alle maledizioni. Il 9 l’hanno indossato i grandi in questo club, per me non sarà motivo di pressione o tensione”.

Obiettivo segreto

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Giroud è troppo esperto per lasciarsi spaventare da un certo tipo di discorsi (per quanto la casistica della 9 sia davvero spaventosa) e preferisce pensare a vittorie e trofei. Di squadra e personali. “Voglio dare il mio contributo e lasciare il segno, far sì che ci si ricordi di me anche qui. L’obiettivo è vincere tanto. Nella mia testa ho anche un obiettivo personale ma non lo rivelo perché creerebbe troppa pressione anche per me. Dico solo che cercherò di fare più gol possibili. Credo molto in questo progetto e cercherò di ottenere il massimo dai compagni, come fa Ibra. Se lui ha vinto tanto è perché è molto esigente con se stesso e con gli altri. Bisogna uscire dalla propria comfort zone”. E già che il discorso è tornato di nuovo su Ibra, ci sta una precisazione: “Non credo di essere un’alternativa a Zlatan, e non voglio nemmeno esserlo. Il Milan mi ha dato grande fiducia, io sono qui con grande umiltà: deciderà Pioli, che è un allenatore dalle grandi capacità. Spero faremo grandi cose insieme. Il Milan è assente da un po’ dalla Champions, ma è determinato a tornare al top, abbiamo le qualità per disputare un’ottima Champions. Sono molto orgoglioso di parteciparvi col Milan. C’è chi mi considera vecchio? Tra pochi mesi compirò 35 anni, ma per me non vuol dire nulla. Basta guardare Ibra. E’ tutta questione di testa, e la testa spinge il corpo. Credo di poter giocare ancora molto bene in Europa, si può fare ancora molto alla mia età”. Infine, un “consiglio” di mercato su Ziyech, obiettivo rossonero e suo compagno al Chelsea: “E’ un grande giocatore, con grandi capacità tecniche, e più giocatori esperti e di livello ci sono, meglio è. Sarò felice se potrò giocare anche con lui”.

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