Gioiello di Fagioli, la Juve passa a Lecce (ma che fatica!)

Dopo un primo tempo senza occasioni, i bianconeri sbloccano al 73′ grazie alla prima rete in serie A del regista (strepitoso tiro a giro). Palo di Hjulmand a un minuto dalla fine

Dal nostro inviato Marco Guidi

29 ottobre – Milano

La Juve si arrampica sulla pianta di… Fagioli. E’ un gol alla Del Piero del baby centrocampista rientrato dal prestito alla Cremonese in estate a spezzare la resistenza del Lecce a poco meno di 20’ dalla fine. Doveva partire titolare, Fagioli, poi Massimiliano Allegri ha cambiato idea. Poco male, il suo ingresso nella ripresa si è rivelato decisivo, consegnando tre punti d’oro alla squadra bianconera nella rincorsa alle zone alte della classifica. Per il Lecce, invece, seconda sconfitta casalinga stagionale, dopo quattro pareggi consecutivi al Via del Mare.

BRODINO

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Privo di 10 uomini, più un paio (Bonucci e Rugani) non al meglio e quindi in panchina, Allegri mischia un po’ le carte, puntando sul 4-2-3-1. In difesa c’è Gatti, nel ruolo di trequartista/incursore torna dal 1’ Miretti, all’ala destra per la prima volta titolare il giovane Soulé, con Kostic a sinistra a supporto di Milik unica punta. Baroni schiera i suoi a specchio, alzando Gonzalez. A destra rispolverato Gendrey, in mediana il neopapà (nella notte) Blin e chance per il francese Oudin, che spedisce in panchina una delle rivelazioni di questo avvio di stagione, Banda. Dopo 10’ in cui il Lecce fatica a entrare in partita, ma la Juve non ne approfittava per cogliere l’attimo e indirizzare subito la gara, ecco crescere d’intensità la manovra salentina. Un’accelerata che complica non poco il piano dei bianconeri, subito in difficoltà quando si alza il ritmo. Ne fanno le spese prima Miretti, poi Cuadrado e infine Milik, ammoniti in serie dal 12’ al 23’ dopo “entratacce” fuori tempo su Oudin (il primo), Strefezza (il secondo) e Gonzalez (il terzo). Al Lecce, però, manca lo spunto per farsi vedere dalle parti di Szczesny. Così al 27’, quasi dal nulla, è la Juve a creare la prima, vera emozione della partita: Cuadrado entra in aerea dalla destra e prova il diagonale, palla fuori non di molto. La squadra ospite, pur senza incantare, è l’unica ad arrivare al tiro e chiude in crescendo la prima frazione di gioco. Prima dell’intervallo tentativi da fuori di Rabiot (blocca Falcone) e Miretti (deviato in corner da un difensore), quindi il colpo di testa del francese che obbliga Falcone al primo intervento di una certa serietà.

MONOLOGO

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Nella ripresa Allegri inserisce Fagioli per McKennie. L’ex centrocampista della Cremonese risponde subito presente, scodellando un bel pallone per Cuadrado, che spreca controllando male. La Juve, però, ora ha un altro piglio. All’8’ la manovra bianconera più bella costruita da Soulé e Miretti, ma non concretizzata da Milik a pochi passi dalla porta su comodo invito di Kostic. Un’occasione clamorosa, che spaventa il Lecce, adesso raccolto completamente nella sua metà campo. Baroni corre ai ripari al 15’: dentro Askildsen e Banda, fuori Blin e Oudin. Mossa che non sortisce effetti. Allegri, allora, intensifica la presenza in area con l’ingresso di Kean per Miretti. E il nuovo entrato al 19’ con un bel tocco manda al tiro Milik dal limite: Falcone respinge. Poi, al 22’ schiaccia (male) di testa sul fondo un pregevole cross di Cuadrado.

L’UOMO DEL MATCH

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Max si gioca anche la carta Iling-Junior, la sorpresa dell’ultima notte di Champions con il Benfica, per Kostic al 27’. Un minuto dopo, il ragazzo del 2003 appoggia a Fagioli, che s’inventa un gran gol a giro dai 16 metri: la palla bacia il palo e s’infila in rete. Una magia alla Del Piero. Il Lecce ci mette l’orgoglio alla ricerca del pari e la Juve a quel punto fa l’errore di fermarsi, non dando all’avversario il colpo del ko. Anzi, Allegri getta nella mischia Bonucci rinunciando a Soulé, per conservare il risultato, mentre Baroni butta in campo tutto il suo arsenale, da Rodriguez a Di Francesco e Colombo. Non va bene al tecnico di casa, perché al 42’ Hjulmand con un rasoterra da fuori prende in pieno il palo. Le speranze giallorosse si spengono qui.

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