Giocava con Totti e Buffon, ora condannato per spaccio: la parabola di Caterini

Un anno e sei mesi di reclusione dopo l’arresto nel giugno scorso. È stato vicecampione d’Europa dell’Under 16 prima che un infortunio gli fermasse la carriera

Dalle sfide con Buffon e le chiacchiere nello spogliatoio con Totti, alla condanna per spaccio di stupefacenti. È la malinconica parabola di Marco Caterini, ex portiere e giovane promessa del calcio italiano finita a vendere dosi di cocaina – per pagare il proprio vizio – dopo aver perso i lavori da geometra e perito assicurativo. I fatti risalgono allo scorso giugno, quando il classe 1977 era stato fermato a Roma – in via Manfredonia, zona Quarticciolo – mentre era impegnato nell’attività di spaccio. Per questo, ieri il quarantacinquenne è stato condannato a un anno e sei mesi di reclusione (con sospensione della pena).

L’udienza

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A raccontare l’accaduto era stato lo stesso Caterini durante l’udienza svolta dopo l’arresto: “In quel momento io ero in uno stato di alterazione e, spaventato di vedere di nuovo il maresciallo che mi aveva fermato un mese prima, ho avuto istintivamente la reazione di fuggire. Nel fuggire sono inciampato più volte fino a ritrovarmi a terra. A quel punto sono stato afferrato ma mi sono dimenato, strattonando, per riuscire a liberarmi e sono scappato. Poi mi sono reso conto che non ero più inseguito e che avevo perso il portafoglio con i miei documenti, quindi probabilmente era sufficiente quello per identificarmi”. Una discesa in picchiata, provocata dalla dipendenza: “La mia vita si è spostata nei quartieri di spaccio di Roma, come San Basilio, Tor Bella Monaca, Quarticciolo, e da consumatore assiduo ho finito per venderla – aveva spiegato Caterini – spacciavo il minimo delle dosi necessarie per potermi tenere la mia”.

Sogno sfumato

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Ma la vita e la carriera di Caterini sarebbe potuta essere ben diversa. Ai tempi dell’Under 15 infatti, quando militava nelle giovanili della Roma e si era guadagnato la convocazione in Nazionale. Dagli addetti ai lavori era considerato più forte di Gianluigi Buffon, con cui ha condiviso la maglia azzurra (Buffon partiva addirittura dietro a Caterini nelle gerarchie dei tecnici federali). Con Francesco Totti invece, oltre allo spogliatoio di Trigoria, ha condiviso la maglia dell’Under 16 azzurra nel 1993, con cui si è laureato vice campione d’Europa. Con la Roma invece ha vinto lo scudetto Allievi e la Coppa Italia Primavera, oltre al Torneo internazionale di Parigi nel 2003. Un sogno trasformato in un incubo da un normale infortunio. Nel giro di poche settimane infatti Buffon lo scavalca diventando titolare in Nazionale e – dopo aver rifiutato alcune esperienze in prestito – la Roma non gli rinnova il contratto. Inizia così una breve esperienza tra i Dilettanti ma, dopo essere rimasto senza squadra, la carriera da calciatore si interrompe definitivamente. E, dopo poco, iniziano i problemi con la droga.

Documentario

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A raccontare la sua storia era stato il regista Paolo Geremei nel documentario “Zero a zero”: “Caterini mi diceva che da 0 a 15 anni è stato il portiere più forte d’Italia. Buffon è più abile con i piedi ed è molto alto quindi mi prenderà il posto, ma se da 0 a 15 sono il più forte arriverò ad essere il secondo, il terzo, il decimo, al più il 40°, ma non posso pensare di non farcela”. La vita invece lo ha portato su una strada totalmente diversa.

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