Ghisolfi, può spiegarci l’esonero di De Rossi?
«Non è una domanda facile a cui rispondere, e del cambio allenatore è meglio parlarne più avanti. Sicuramente è stato un momento difficile e doloroso per noi. Daniele è una leggenda del club, lo resterà per sempre, lo ringrazio perché mi ha accolto a braccia aperte, avevamo un rapporto franco e onesto. Ero toccato dalla situazione perché se l’allenatore fallisce anche io ne risento. Ma come Dan ha detto, avrà sicuramente una bella carriera e questa sarà sempre casa sua»
Ma perché esonerarlo dopo quattro giornate a fronte di un programma triennale?
«L’unica cosa che mi sento di aggiungere è che capisco le tante domande sul momento e sui motivi di alcune scelte. Non voglio però alimentare un dibattito che sarebbe inutile: ormai la decisione – di comune accordo – è stata presa e penso sia il momento di andare avanti, facendo il nostro lavoro e continuando con il nostro progetto».
Il calcio è spietato.
«Nel calcio è molto difficile trovare stabilità, proprio per questo noi vogliamo costruire un club che non sia dipendente da un allenatore o da un direttore sportivo. Per questo siamo concentrati sulla costruzione di uno staff , come l’Head of performance che si è appena unito al club, Mark Sertori, sulla ricostruzione del dipartimento scout, sempre con lo scopo di cercare la stabilità. L’obiettivo è che con la partenza di un tecnico o di un dirigente il club possa continuare nel suo lavoro. È stata una settimana diffi cile perché è raro nel calcio vedere le partenze di un allenatore e poi di un Ceo, ma siamo stati in grado di trovare questa stabilità che ricerchiamo e non è un caso che Ivan Juric abbia fatto i complimenti allo staff e all’organizzazione che ha trovato al Fulvio Bernardini».
Da una parte Lina Souloukou, dall’altra Beppe Riso: qual è stato il suo ruolo sul mercato tra queste due figure?
«Io sono arrivato quattro mesi fa e c’era già in piedi un’organizzazione abbastanza chiara con Lina come Ceo. Il mio obiettivo è stato quello di adattarmi e cercare di lavorare insieme a lei per trovare un equilibrio tra Ceo, diesse e tecnico. Sull’agente Riso non mi esprimo perché in quanto tale non ha un impatto decisionale all’interno della Roma. Ci sarà un nuovo Ceo che arriverà e il nostro obiettivo è creare una coesione e una relazione di lavoro che sia efficace club».
Come si è sviluppato il mercato in estate? Siete passati dal lavorare sul 4-3-3 con l’arrivo di Soulé al virare totalmente nelle strategie sulla difesa a tre prendendo Hermoso e Hummels.
«Sul mercato avevamo fissato degli obiettivi chiari. Soulé può giocare nel 4-3-3 ma anche nel 3-4-2-1, dietro la punta. Già alla fine del mercato De Rossi stava cambiando idea sul modulo scegliendo di giocare con la difesa a tre per le qualità e la natura dei giocatori che abbiamo in rosa, ma soprattutto perché analizzando la situazione in difesa avevamo bisogno di una maggiore stabilità. L’anno scorso infatti questa squadra soffriva troppo i contropiedi, e così è stato anche a inizio campionato. Per questo a Genova abbiamo giocato a tre, per questo abbiamo cominciato a prendere giocatori come Saelemaekers, Hermoso, Hummels, adatti a questo sistema. Abbiamo inoltre sette giocatori che possono giocare da quinti. Poi nella scelta dei giocatori ci sono stati imprevisti come Danso. Daniele ha optato per la difesa a tre, la scelta di prendere Juric rappresenta la continuità con il lavoro sul nuovo modulo».
Andrete avanti sul mercato pensando a questo modulo.
«Sì, continueremo su questa direzione. Molti club hanno basato il principio della stabilità proprio sul sistema di gioco perché permettere di prendere più facilmente nuovi giocatori e valorizzarli al meglio. Il progetto di gioco è al centro delle nostre idee, un esempio è l’Atalanta anche se ha continuato con Gasperini, ed è importante per noi creare questa stabilità nel modulo, sia per la prima squadra sia per la Primavera».
Parlando di imprevisti nel mercato, lo è stato anche la mancata cessione di Dybala?
«Su Paulo c’è stato l’interesse dell’Al-Qadsiah e come normale che sia ci ha riflettuto. Ha fatto una scelta di cuore ed è positivo per tutti, sia per le qualità del giocatore, sia per le sue connessioni al club, a Dan e Ryan, e ai tifosi. Noi essendo pragmatici, siamo stati costretti a prendere in considerazione la sua volontà di partire. Quindi da un lato avevamo l’opzione di dover essere pronti a sostituirlo, dall’altro invece il lato positivo di continuare ad avere un top player in rosa»
Quindi non siete stati voi ad aver cercato questa offerta per Dybala, ma vi è arrivata dall’Al-Qadsiah.
«Situazione normale come in tutti i mercati».
È partita una negoziazione con lui per un rinnovo a cifre diverse? È stato chiesto al tecnico di monitorare le sue presenze per il discorso legato al prolungamento automatico?
«No, il mister non ha alcuna indicazione da parte della società e non c’è alcuna discussione in corso sul rinnovo. L’unica cosa che vogliamo è che Dybala sia concentrato in campo, che possa dare il massimo e che si liberi mentalmente per dare il meglio di sé».
Oltre al nuovo Ceo, avete intenzione di inserire anche un nuovo dirigente che potrà aiutare e sostenere l’allenatore?
«Non sono al corrente sei i Friedkin vogliano prendere un direttore tecnico, o che tipo di profilo di dirigente stiano cercando. Indipendentemente dalla figura che arriverà, il nostro lavoro è quello di cercare di costruire una struttura che lavori insieme in modo tale da creare un legame con lo staff e con l’esterno».
Lei ha firmato un contratto triennale, ma i Friedkin si aspettano risultati già da questa stagione. È difficile conciliare il progetto a medio e lungo termine?
«Ovviamente gli obiettivi principali sono sul lungo termine, i tre anni. Sul mercato infatti c’è stato anche un cambiamento: siamo tornati a concentrarci sulla performance. Gli scorsi anni erano state fatte scelte con giocatori in prestito e con stipendi alti, adesso invece investiamo sui giovani ma con ingaggi più bassi. Tutti si concentrano sui soldi spesi sul mercato, ma in realtà noi abbiamo abbassato tantissimo i costi e l’età media della rosa: di 1,5 anni più bassa mentre quella media del campionato in queste giornate si è alzata. Poi vogliamo aumentare i valori economici e sportivi degli atleti, e questi resteranno obiettivi anche nelle prossime due-tre sessioni di mercato. Già oggi vediamo il miglioramento sui dati fisici rispetto alla scorsa stagione. L’obiettivo è anche rendere la squadra più costante, con meno infortuni, e questa stagione abbiamo migliorato del 10% questa voce. E un ultimo aspetto è la mentalità, un mio obiettivo per costruire la squadra e lo staff. Su quelli a breve termine: non mi sentirete mai parlare di transizione, siamo la Roma e dobbiamo performare. Per tutto il periodo che sarò qui darò il 100%, al tempo stesso sappiamo che Dan e Ryan sanno fare scelte forti ma sanno anche supportare e sostenere le persone nel club».
Diversi princìpi sul mercato rispetto al passato.
«Esatto. Vogliamo creare una Roma performante e sostenibile, con questo equilibrio. Sono stati fatti investimenti importanti per giocatori giovani, con meno di 25 anni. A parte Dovbyk che è comunque il capocannoniere della scorsa Liga e rappresenta più la parte di performance. Il nostro compito è sostenere i calciatori, farli crescere e creare un valore».
L’altro compito è quello di riuscire a ritrovare il feeling con i tifosi.
«Rispettiamo al 100% il loro malcontento. Anche i giocatori sono toccati da questa situazione, il mio obiettivo è creare unità interna. Se viene fischiato un giocatore, viene fi schiato tutto il club, tutta la squadra».
La tifoseria ha però compreso il momento delicato e non ha fischiato Juric.
«Sono molto contento per lui, è arrivato in un contesto difficile, con umiltà, con grande rispetto per Daniele e i giocatori. Ha fatto un lavoro ammirevole in pochi giorni, è riuscito a creare coesione in un momento comprensibilmente difficile. Sto scoprendo un uomo e un mister di qualità, di valore».
Come è arrivato alla scelta di prendere Juric?
«Nel momento in cui è stata confermata la scelta del cambio di allenatore, abbiamo cercato la continuità nel lavoro che stiamo facendo. Juric conosce la Serie A e i giocatori, ne ha già sviluppati tanti in altre squadre, ed era pronto ad accettare un contratto di breve durata. Juric si è dimostrato molto entusiasta, volonteroso di venire alla Roma, senza discutere né sulla durata del contratto né sulla parte economica, credo abbia la capacità di portare la Roma dove merita»
In Champions League?
«Sì, in Champions. Anche in termini di identità, Juric incarna i valori della Roma. È un allenatore che lavora molto e chiede ai giocatori di lavorare molto, e credo sia ciò che l’ambiente vuole sentire. Il lavoro è un valore che mi hanno inculcato fin dall’inizio, da quando sono arrivato. Anche con Daniele abbiamo visto le intenzioni di avere una Roma alta, che vada a pressare: anche Juric ha queste caratteristiche».
Sono stati contestati i giocatori ma anche i Friedkin che intanto stanno chiudendo per l’acquisto dell’Everton. Questo influenzerà le scelte future sulla Roma?
«I Friedkin sono chiari, vogliono il meglio per il club. Si impegnano sia a livello economico, che in termini di energie personali. Vincere ovviamente è una cosa, ma l’importante è come lo facciamo, ed è importante farlo con la formula di cui abbiamo parlato prima. Sta a noi lavorare ora con coerenza e uniti. Per quanto riguarda l’Everton, i Friedkin sono sempre stati chiari sull’impegno nei confronti della Roma. Nessuno qui si immagina con quanta forza e quanto impegno si occupino del club. Io ne sono testimone».
Parlando del nuovo progetto triennale voluto dai Friedkin, lei è sicuro al 100% che anche se la Roma non dovesse arrivare in Champions potrà mantenere i migliori elementi della rosa senza doverne vendere qualcuno per fare cassa?
«Quest’estate siamo riusciti a non vendere i giocatori top della rosa. Questo è un altro obiettivo dei Friedkin, quello di continuare in questa direzione. Abbiamo messo da parte un buon risultato economico pur non vendendo giocatori top. Vogliamo entrare nel nuovo stadio con giocatori importanti, spero di poter procedere in questa direzione senza dover vendere i giocatori più importanti».
Tre nomi di giovani con diverse situazioni contrattuali: Svilar, Zalewski e Pisilli.
«Forse dico qualcosa che non ci aiuta nella trattativa, ma quando vedo la voglia di Baldanzi e Pisilli nell’entrare in campo, vedo il DNA che vogliamo in questa Roma. Abbiamo anche la volontà di portare giocatori del settore giovanile in prima squadra. Per quanto riguarda Zalewski, siamo nel dialogo costante con il giocatore e l’agente, e vedo due persone che amano il club e speriamo di trovare una soluzione il prima possibile. Perdere un giocatore del settore giovanile in questo modo non è un’opzione perché siamo la Roma. Per Pisilli abbiamo fatto riunioni con gli agenti, cercando una soluzione il prima possibile, ma ha già un contratto. È giusto che sia ripagato il suo lavoro, ma è importante continui così a essere performante. Su Svilar, lo rivedremo, lo merita, le sue prestazioni sono di alto livello».
La Roma sta pensando di investire sulla seconda squadra?
«Il settore giovanile è molto importante per noi, abbiamo lavorato tanto e messo Alberto De Rossi come responsabile, Roberto Trapani come capo scouting per cercare i migliori prospetti di Roma e d’Italia. Bruno Conti si occupa dei piccoli dall’Under 14 in giù e continueremo a sostenerlo. Sì, stiamo pensando alla seconda squadra. È un costo, ma le squadre che hanno fatto questa scelta ora vedono i risultati. Non è qualcosa di confermato, ma è una riflessione che stiamo facendo».
Come sta Le Fée? È ormai fermo da un mese.
«Non ha mai avuto infortuni importanti, neanche da giovane. È un peccato, questo infortunio ha fermato un po’ la sua evoluzione. Era entrato bene con l’Empoli, al mister piace tanto, è importante recuperarlo. Anche qui vediamo però la qualità del gruppo. Avremo altri infortuni, con tante partite, ma abbiamo una rosa che ci permette di vedere la qualità dei giocatori».
Come nasce la scelta di prendere Abdulhamid? Non è rischiosa in quel ruolo?
«Non è stato acquistato per fare il titolare, ha tante qualità. Si tratta di un calciatore appena arrivato in Europa dall’Arabia Saudita. Pensare che non abbia qualità vuol dire non conoscere il giocatore, non va giudicato per 15 minuti alla prima all’Olimpico, in un match così importante. Giocando a tre, abbiamo tanti giocatori per fare i quinti, anche a destra, lui fa parte di questi».
Ghisolfi, adesso si sente più libero di lavorare?
«So sempre adattarmi (ride, ndi)»