Germania a pezzi: Löw nella bufera, Sané e Gündogan sotto processo

I tedeschi erano fuori sino a 6’ dalla fine. Ora tutti si interrogano sulla nazionale tra rischio flop, ostacolo Inghilterra e fiducia per un tabellone favorevole

dal nostro inviato Pierfrancesco Archetti

25 giugno – MONACO (Germania)

Quattro studenti universitari si definiscono i ragazzi di Löw, i Kult-Jogi-Junge nella loro lingua e nel nomignolo dell’allenatore che ormai anche nelle conferenze è ufficiale, visto quanti si scordano di chiamarlo Joachim. La claque di sosia si veste come il tecnico, maglietta scura attillata, e indossa una parrucca con la frangia spiovente. L’altra sera i quattro erano allo stadio a Monaco e sono riusciti a ottenere una foto con il loro prediletto: i ragazzi hanno strappato al Bundestrainer la promessa di vedersi in finale a Wembley e al momento sembrano gli unici quattro tedeschi a credere nell’allenatore.

CRITICHE DURE

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Il consenso di Löw va a giorni alterni e visto che ha vinto una partita su tre si può capire come adesso il gradimento sia quasi vicino allo zero. “Siamo passati ma non sappiamo perché” ha titolato in prima pagina la Bild. Che sarà anche un quotidiano sensazionalistico e talvolta spocchioso, ma in questo caso ha interpretato in pieno il sentimento della gente. Fra l’altro la partita con l’Ungheria è stata la più vista in tv finora al torneo, con 25,74 milioni di spettatori e una share del 71,4 per cento. Fino a sei minuti dalla fine, la Germania però era eliminata dall’Europeo e una seconda bocciatura nella prima fase dopo quella al Mondiale 2018 avrebbe riallontanato il valore della nazionale da quello delle squadre di club (vedi Bayern) o dalla scuola di allenatori vincenti (le tre Champions di fila di Klopp, Flick e Tuchel). La nazionale maggiore sarebbe stata vista come la parte malata del movimento, mentre anche l’Under 21 a inizio mese aveva portato a in casa il titolo europeo. Il gol di Leon Goretzka, festeggiato con le mani a cuore per rispondere agli insulti degli ultrà ungheresi, ha salvato la pelle ai suoi ma non ha raffreddato il fronte delle critiche, anzi.

LOTHAR CON IL MARTELLO

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Fra le mille collaborazioni giornalistiche di Lothar Matthäus, una video analisi sul pareggio di mercoledì ha lasciato il segno: “Löw deve finalmente svegliarsi. Si è fidato ancora una volta di giocatori che hanno deluso. Dietro ci sono problemi, davanti manca la forza d’urto, non si è vista la determinazione, la compattezza e il saper rendersi velenosi in area come contro il Portogallo. Adesso deve inserire i giocatori che stanno meglio, senza guardare se hanno dieci anni di nazionale o due mesi”. L’ex interista è un fan di Jamal Musiala, il 18enne del Bayern che, un minuto dopo essere stato mandato in campo contro l’Ungheria, ha propiziato la rete del 2-2. “E’ lui il vincitore di questa partita e Löw deve riconoscerlo utilizzandolo di più”.

IL PROCESSO

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Sul banco degli imputati ci sono soprattutto Ilkay Gündogan, Serge Gnabry e Leroy Sané, sul conto del quale l’ex campione d’Europa Mehmet Scholl ha detto a Bild.tv: “Non è stata una partita la sua, ma una gag. Non ha fatto vedere nulla”. Ma forse un vantaggio lo ha portato. Se Sané non avesse sbagliato clamorosamente un passaggio davanti alla porta nei minuti di recupero del match, i tedeschi avrebbero probabilmente segnato, arrivando primi e finendo nella parte di tabellone anche con Italia (definiti “gli imbattibili”), Spagna, Portogallo e Belgio. Invece se prevarranno nel classico contro l’Inghilterra, incontreranno una tra Ucraina e Svezia nei quarti a Roma e nell’eventuale semifinale resterebbero cechi, olandesi, danesi o gallesi.

IL DESIDERIO

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La tendenza sussurrata era proprio quella di gradire maggiormente il secondo posto, e l’esito ha confermato la speranza. Perché oltre a evitare le grandi, porta in stadi da leggenda dove i bianchi hanno già conquistato titoli e gloria, vedi Wembley (Europeo ’96) e Olimpico di Roma (Europeo ’80 e Mondiale ’90). Un buon auspicio, insomma. Ma pure aver infilato il percorso agevolato che passa da Wembley non salva Löw e la battuta che gira è questa: Jogi ha fatto di tutto per non portare i giocatori in un Paese a rischio Covid come l’Inghilterra. Ma anche in questo caso non ci è riuscito.

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