Genoa, Rincon: “Mi faccio carico della famiglia da giovanissimo: le difficoltà mi hanno reso un combattente”

Alla fine è rimasto. Per mezza estate Inter, Milan e il suo ex d.s. Stefano Capozucca hanno provato a strappare Rincon al Genoa, ma non c’è stato nulla da fare. Alla fine “El General” ha preferito rimanere in Liguria, per giocare al servizio di uno che come lui in quanto a cuore e temperamento era secondo a pochi. Ivan Juric ha voluto trattenere Rincon a tutti i costi:

“E’ per questo gli sono grato” – si legge nelle pagine de La Gazzetta dello Sport – “Così come ringrazio il presidente Preziosi che ha rifiutato un’offerta da dieci milioni. Vedere l’interessamento di grandi squadre italiane mi ha dato fiducia, era il mio sogno da bambino che diventava realtà. Ma restare mi ha reso felice, qui c’è un gruppo fantastico con il quale possiamo fare qualcosa di importante. E’ il Genoa di Juric, con la mentalità del combattente, la stessa che aveva in campo e che riesce a trasmettere negli allenamenti e dalla panchina. Questo è il Genoa che tutti i genoani vogliono vedere. Tifoseria calda? Me ne avevano parlato al mio arrivo, ma una cosa è sentirlo dire, un’altra viverlo. I genoani mi hanno impressionato. Dopo poche partite, quando andavo a pressare, sentivo partire il coro: Rincon, Rincon. E’ bello identificarsi in un modo di vivere il calcio”.

Il Genoa dove può arrivare? “Partiamo da una base fisica, ma abbiamo anche la qualità. Mi piace soprattutto il modo in cui affrontiamo qualsiasi avversario, a viso aperto. Lo abbiamo fatto anche contro il Napoli, che ne fa 4 a tutti. Presto potremo tenere il ritmo alto più a lungo. E poi abbiamo Veloso, che sa gestire il tempo di gioco, ci sono Rigoni, Perin, Burdisso e Pavoletti. Il Pavo, con il suo modo di giocare, sa trasmettere forza e coraggio a tutta la squadra.Simeone? Si è presentato con una fame incredibile. Al primo allenamento avrà fatto 75 mila scatti. Noi cerchiamo di dargli fiducia perché possa dare il massimo. Sono il primo venezuelano riuscito a imporsi in A, ne sono orgoglioso. Il calcio in Venezuela è cresciuto negli ultimi 15 anni e, nel 2011, con la semifinale in Coppa America , ha alzato il suo livello”.

Rincon è adesso un modello per i bambini venezuelani, ma anche della Genova rossoblù: “E’ bello essere un modello per i bambini. Loro vedono nel calcio un’opportunità per inseguire i loro sogni e provare a tramutarli in realtà. Ognuno di noi è il capitano della propria vita. Avere la fascia al braccio in nazionale è importante: viviamo un momento sociale difficile, i giovani vedono nella Vinotinto un momento di speranza e noi cerchiamo di regalare loro qualche momento di allegria. Cerco di migliorarmi anche per questo. In Germania ho imparato la cultura del lavoro, qui, con Gasperini ho capito che potevo fare di più. Ho la mente sempre aperta, per crescere e imparare, leggo, studio. Ho avuto un’infanzia difficile e questo mi ha reso un combattente. Da giovanissimo mi sono dovuto fare carico della famiglia: sono cresciuto sulla strada maturando in fretta. Già da allora gli amici e i compagni di squadra vedevano in me un leader”.

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