Genoa-Gilardino: è amore. Caccia alla promozione dopo un solo anno di B

Col nuovo tecnico spogliatoio trasformato in un gruppo solido e affiatato: media super di 2,22 punti-partita: nessun come i rossoblù. Una sola volta erano risaliti in A al primo tentativo: nel 1934-35

Stagione 1934-35, Genoa primo in Serie B con tre punti di vantaggio sul Novara. Più indietro Pisa e Catania. Ma era, quello, un altro calcio: nel secondo Dopoguerra mai è successo che i rossoblù siano risaliti in A al primo colpo, a fronte di ben altre otto retrocessioni. Potrebbe accadere quest’anno (nessuno ce l’ha fatta dal 2019 in poi), al termine di una stagione che il Grifone è riuscito a raddrizzare dopo un avvio in salita.

CAMBIO DI ROTTA

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Ma nel momento in cui l’anima tedesca del Genoa ha trovato un punto d’incontro con il carattere latino dell’ambiente, lì è scattata la scintilla. Perché bisognava smussare certi angoli per trovare quell’alchimia che oggi sta alla base di una risalita supportata da numeri importanti. E se è vero che il ritorno immediato in A faceva e fa parte dei piani dei 777, rimaneva comunque un traguardo tutt’altro che scontato. Alberto Gilardino, che già ben conosceva l’ambiente, prima da giocatore e poi da tecnico della Primavera, è stato l’elemento-chiave e il collante per trasformare lo spogliatoio in un gruppo solido e affiatato. Superando indenne imprevisti che in altri tempi sarebbero diventati cataclismi. Come quell’emergenza infinita a sinistra – Pajac, Haps, persino il giovane Boci – a cui i rossoblù hanno fatto fronte con risorse interne.

OBIETTIVO

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Si naviga a vista, ma lo scopo è arrivare all’ultima di campionato, il 19 maggio al Ferraris, con un vantaggio di (almeno) quattro lunghezze sul Bari, atteso quella sera per festeggiare la promozione diretta senza dover passare dall’incognita dei playoff. Alexander Blessin, il predecessore di Gila, è rimasto in sella sin quando è apparso chiaro che il suo regno era finito e lo scollamento all’interno della squadra andava recuperato in fretta. Corsi e ricorsi: sabato ritorna proprio il Cittadella, e fu quella la gara – il 4 dicembre – 1-0 per i veneti al Ferraris – che chiuse il ciclo del tecnico tedesco.

CHE NUMERI

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Evidente il divario fra le due gestioni. Nelle prime 15 giornate con Blessin il Genoa aveva viaggiato a una media di 1,53 punti-partita (23 quelli totali), poi Gilardino ha aperto il gas. Quaranta punti in 18 partite, nessuno come il Grifone da quando lui è al comando (il Frosinone nel periodo ne ha raccolti 35). Gila sta viaggiando alla media di 2,22 punti-partita, Nessun gol subìto in casa in 10 gare interne, solo 8 quelli incassati in 18 partite, un ruolino di marcia che ha ben presto cancellato quello che all’inizio era formalmente un incarico ad interim, iniziando un’unione destinata a durare nel tempo.

MERCATO DOC

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Hanno aiutato, certo, anche scelte azzeccate. Dragusin (4 reti) e Vogliacco, che con Bani forma una difesa-bunker. Strootman tirato a lucido, Sturaro leader, Badelj eccellente, Sabelli e Frendrup multitasking. E, ancora, un Coda già in doppia cifra e il gioiello Gudmundsson (8 gol e 5 assist). E poi l’empatia di Gilardino, dote utile a non accusare cali persino dopo il mezzo passo falso di Como. E poi Criscito, tornato a casa per chiudere un conto aperto con il destino. Cosa resta? Il pubblico, con numeri da capogiro, in casa e fuori (domani saranno 2.500 a Cittadella). Gila sostiene che in casa il suo Genoa si senta protetto. Non è piaggeria, ma verità.

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