Galliani: “Sui calciatori positivi applichiamo norme Uefa, altrimenti crolla tutto”

L’a.d. del Monza cita l’esempio del Milan: “Ha perso per il Covid il suo giocatore più rappresentativo, Ibrahimovic, e gioca con un ragazzo di 19 anni, Colombo. La vita continua ed è primo in classifica”

È il decano dei dirigenti italiani. A 76 anni Adriano Galliani, attuale a.d. del Monza (Serie B), torna sul caos degli ultimi giorni che sta coinvolgendo il calcio italiano. “Senza polemiche e senza dare giudizi, se vogliamo il bene del calcio dobbiamo applicare le normative della Uefa: se hai 13 giocatori, devi giocare. È un consiglio da vecchio saggio perché nel calcio al tempo del coronavirus bisogna avere lungimiranza e mettere da parte gli egoismi, altrimenti crolla tutto. Se ci fermiamo ogni volta che ci sono due positivi siamo finiti. Lo sport deve difendersi e andare avanti. L’alternativa è smettere tutti e chissà cosa succede”.

Approcci diversi

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Galliani ricorda il comportamento del “suo” Milan. “Ha perso per il Covid il suo giocatore più rappresentativo, Ibrahimovic, e gioca con un ragazzo di 19 anni, Colombo. La vita continua ed è primo in classifica”. Nell’estate 2003 Galliani, di fronte al caos per i ricorsi amministrativi di varie squadre, in veste di presidente di Lega, con i presidenti di Coni e Federcalcio, Gianni Petrucci e Franco Carraro, volò in Sardegna dall’allora premier Silvio Berlusconi per convincerlo a varare la legge “blocca Tar”. “Abbiamo salvato il calcio quella volta”, ricorda, giudicando “molto saggia” l’idea avanzata da più parti di centralizzare i controlli dell’autorità sanitaria per evitare che a livello locale le varie Asl abbiano approcci diversi alla gestione della quarantena delle squadre.

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