Futre, il doppio ex: “È tornato il grande Milan. Ma il Porto non ne sbaglia due di fila in casa…”

Paulo ha giocato con rossoneri, portoghesi e pure con l’Atletico, 3 delle 4 del girone di Champions: “Il Milan non può permettersi di perdere, assurdo pensare che una non andrà neppure in Europa League. Conceiçao lo vedo futuro allenatore della Lazio”

Alessandra Gozzini

19 ottobre – Milano

Il girone B di Champions League racchiude gran parte del passato di Paulo Futre, ex stella del Porto (con cui ha sollevato la Coppa Campioni nell’87) e dell’Atletico Madrid. I tifosi rossoneri lo ricordano anche nel Milan di Capello: una presenze, 79 minuti giocati, sufficienti per appuntarsi sul petto lo scudetto del ‘95-96 in una stagione compromessa dagli infortuni. Oggi Futre vive a Lisbona e da qui gioca Milan-Porto.

Chi rischia di più tra le due?

“Per il Milan è decisiva, non può permettersi di perdere. Se vince o pareggia ha ancora chance di passare il turno: nelle tre partite successive può fare altri nove punti, ha la qualità e la forza per vincere le gare che l’aspettano a San Siro e di farsi valere in casa dell’Atletico. L’ho visto nelle prime due uscite, non avrebbe mai meritato di perdere. Il Porto viene dalla batosta contro il Liverpool, anche lui deve rialzarsi. E in casa solitamente non sbaglia, non due volte di fila. Pensare che una delle squadre del girone non finirà nemmeno in Europa League è assurdo, rende bene l’idea della difficoltà del gruppo. Sono un tifoso del Milan, quando ho visto la composizione del girone per me è stato un problema! I miei sentimenti per Porto e Atletico sono fortissimi, ma anche il Milan è nel mio cuore”.

Ha seguito il Milan anche in campionato? Cosa l’ha stupita?

“La mentalità vincente, che è tornata a esserlo dopo anni difficili. Conosco a fondo il Milan e il valore del club: mi accolsero benissimo e gli sarò eternamente grato. E’ stata la squadra più forte del mondo negli anni 90. E oggi sono felice di rivederla ai vertici. Può lottare per lo scudetto, si può finalmente dire che il grande Milan è tornato. Pioli sta facendo un super lavoro, così come Maldini. Il carisma che aveva da giocatore sono certo lo abbia conservato oggi da dirigente. E’ stato il miglior terzino sinistro della storia del calcio ma quando l’ho conosciuto io era anche un esempio di umiltà”.

Sorpreso anche dal suo connazionale Leao?

“E’ in crescita, gli manca un ultimo step: fare più gol. Gli riescono le cose più difficili, crearsi le occasioni in area, ma poi davanti alla porta sbaglia ancora troppo. Quando maturerà anche da questo punto di vista diventerà un giocatore da trenta gol a stagione, titolare indiscusso della nazionale portoghese. E’ fortissimo, sopra la media”.

Per Ibra questo non è un problema…

“Per lui non ho parole. Per far tornare il Milan in alto è stato decisivo, è stata la sua mentalità ad aver spinto i compagni. E’ un campione unico, ho grande ammirazione per lui”.

Quali invece i punti di forza del Porto?

“Non cambierà sistema, si presenterà con il solito 4-4-2: se riesce a passare in vantaggio rimontarlo a casa sua è praticamente impossibile, a maggior ragione ora che può di nuovo contare sulla spinta dei tifosi. Sarebbe complicato per tutti, anche per le più forti squadre d’Europa. Se fossi l’allenatore del Milan farei vedere loro l’ultima partita con la Juventus, può fornire molti spunti su cosa è meglio fare e cosa no…”.

La qualità principale di Conceicao allenatore?

“La stessa che aveva da giocatore: il carattere. Senza quella grinta che lo contraddistingue non avrebbe fatto la grande carriera che ha fatto. E per me prima o poi tornerà in Italia, magari in futuro da allenatore della Lazio”.

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