Furlani: “Il nuovo San Siro non è morto. RedBird un investitore seriale”

L’a.d. del Milan a The Athletic: “Per il nuovo stadio stiamo valutando tutte le opzioni. Il progetto nella zona Meazza è aperto. In Italia c’è una legge per ridurre la burocrazia, ma non funziona”

Amministratore delegato del club che tifa fin da bambino. Giorgio Furlani sa di essere un privilegiato nel poter ricoprire questo doppio “ruolo”, ma poi si arriva a un certo punto e a un certo livello in cui è d’obbligo ragionare come un imprenditore che gestisce un’azienda. L’a.d. rossonero ha parlato di Milan a The Athletic, sia in termini finanziari, sia con tematiche più leggere. “La gente dice che svolgere la funzione di amministratore delegato del club per cui si tifa dev’essere il lavoro dei sogni. Io ho sempre detto: ‘Guarda che il lavoro dei sogni era quello di attaccante’. È molto speciale e un po’ difficile da descrivere. È un onore e una responsabilità”. E poi ricorda un aneddoto: “Atene 2007? Mi tornò utile lo spagnolo perché ero nel deserto di Atacama, in Cile, e cercavo un posto con la tv. Non potevo perdermi Milan-Liverpool…”.

Investimenti seriali

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Quindi un passaggio significativo raccontato da chi ha vissuto in prima persona la compravendita tra Elliott e RedBird: “Elliott ha fatto quello che gli riesce meglio, cioè la fase di turnaround. RedBird è un investitore seriale nei media, nello sport e nell’intrattenimento. La convergenza di questi tre aspetti può portare il club a un livello superiore. RedBird amministra anche il Tolosa? Non c’è condivisione di conoscenze, né gruppi di lavoro”. Infine, una riflessione importante sul nuovo stadio: “È un problema tutto italiano. Costruiscono stadi ovunque, l’Italia deve cercare di capire come fare per realizzarli. C’è una legge. Il senso è che se sei bloccato, c’è un modo per accelerare e tagliare le lungaggini della burocrazia, ma non funziona. Ci sono diversi gruppi proprietari disposti a investire denaro. Di solito si tratta di gruppi proprietari stranieri, quindi di capitali esteri. È denaro che entra nel Paese per lo sviluppo, le infrastrutture, la creazione di posti di lavoro, il Pil, il branding, e di fatto il sistema dice: ‘Non vogliamo i vostri soldi’. Il futuro stadio rossonero? Si stanno valutando tutte le opzioni, compreso il vecchio San Siro, che è un progetto aperto. Non è morto”.

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