Furia Gattuso nel dopogara “Non si può andare avanti!”

È un fiume in piena Gennaro Gattuso, e lo 0-0 raccolto a Frosinone c’entra ben poco. La disastrosa situazione societaria del Pisa, in cui la presidenza Petroni sta lasciando la proprietà in favore del fondo d’investimento Equitativa di Dubai, ha creato un clima di totale incertezza: lo stesso fondo Equitativa, secondo gli ultimi aggiornamenti, non ha pagato i 310 mila euro di caparra alla scadenza stabilita, e il presidente Petroni avrebbe chiesto al sindaco di Pisa di fare da garante nella trattativa. Insomma, un pasticcio enorme, di fronte al quale Gennaro Gattuso è esploso al termine della gara di campionato.

lo sfogo — Intervistato a fine gara dall’emittente Canale 50, il campione del mondo è stato durissimo: “Ci sono persone in grande difficoltà, persone per cui gli arretrati sono importanti. In questa situazione io non posso parlare di calcio giocato, e anzi devo far finta di non vedere, devo sopportare: ma del resto, non posso infierire, rimproverarli perché non fanno le cose alla perfezione. È gente che lavora senza contratto, e anche il mio staff non prende rimborsi spese da tempo: fino a quando può durare tutto questo?

Da mesi si parla di nuovi assetti societari, si fanno nomi, ma nel frattempo si lasciano i problemi lì, in attesa che qualcuno li risolva. Ci trattano come sprovveduti, ma io non sono così. Io mi sveglio al mattino e lo faccio con amore, e per questo mi sono pure scontrato con i giocatori, da due giorni sono muso a muso con loro. Non voglio sentire alibi da parte loro. Ma allo stesso tempo non posso permettermi di mettere il muso con i dipendenti, perché non voglio rovinare il rapporto con loro: senza il rapporto umano con loro non ha nessun senso continuare”.
il presidente — Le parole più dure Gattuso le riserva alla presidenza Petroni: “Deve sistemare le cose: io sono disposto a sedermi a un tavolo e discutere 4-5 punti, di cui lui è perfettamente a conoscenza. Ma lo deve fare, altrimenti lui nello spogliatoio non ci mette più piede, perché devo morire io, mi devono portare via da lì dentro. Muoio io, e lui può entrare. Ma fino a quando sono vivo non entrerà nè lui nè nessuno: prima deve sistemare le cose da sistemare. Non può presentare tutti i giorni nuove persone e nuovi assetti societari: metta a posto i dipendenti senza contratto, metta a posto le pendenze coi giocatori, metta a posto tutte le cose di cui si parla e si scrive.
nuove figure — “Dicono che è tutto a posto ma non c’è a posto niente. Sempre comunicati, tutti i giorni: chi è l’ultimo arrivato? Quell’Anellucci… Un procuratore che viene in società: cosa viene a fare? Non ne abbiamo bisogno, di procuratori. Viene a fare Il direttore sportivo? Non ne abbiamo bisogno. A che stiamo giocando? I ragazzi possono avere l’onore di sedersi a parlare con la proprietà, con me vicino, e parlare dei problemi presenti per poterli risolvere?”.
l’ombra delle scommesse — La parte più ombrosa però deve ancora arrivare: “Lo dico anche a chi controlla: chi è che materialmente controlla il tutto? Sento parlare da tanti anni del problema delle scommesse: ebbene, chi controlla? Bisogna controllare! Perché poi succedono cose strane. Non basta parlare e fare comunicati. Ma la situazione è pesante: oggi non volevo preparare nemmeno la partita, perché non ce la fanno più, non mi ascoltano, cosa gli posso dire dal momento in cui non prendono lo stipendio?”.
andare avanti — “Sabato giocheremo a porte chiuse, spero arrivino 20 mila persone a urlare da fuori dai cancelli. Qualcuno si dimentica che dobbiamo giocare ancora 37 partite: ma quanto possiamo continuare a reggere? Certe volte mi chiedo chi me lo fa fare: la passione fa fare tante cose inimmaginabili, ma le problematiche sono tante, metti una toppa e si apre una fontana. Non so come fare: non vorrei nemmeno sbroccare così, per non passare per quello che butta benzina sul fuoco. Ma bisogna essere chiari e obiettivi. Ora l’aspetto fondamentale sono i giocatori: non posso rompere gli equilibri coi ragazzi, non mi va di parlare ogni giorno di vicende extracalcistiche. Io do ragione ai ragazzi, ma bisogna intervenire in fretta. L’alternativa è andare a casa e non far scendere in campo i giocatori”, conclude con lo sguardo perso nel vuoto, l’espressione di chi non accetta di sentir sé stesso pronunciar certe cose.

 Gasport 

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