Il paradosso è tutto azzurro, ma tant’è. Ciò che conta è la Nazionale, mai così unita e così attesa alla prova come in questi giorni che precedono il debutto di Luciano Spalletti, proprio con la Macedonia del Nord fatale a Roberto Mancini nella corsa al mondiale qatariota. E qui sta il punto. Alla fortissima reazione negativa dei tifosi dopo le traumatiche dimissioni del nuovo ct saudita, fa da contraltare la spinta popolare che accompagna il debutto del successore. In primis, perché Gravina non poteva fare scelta migliore dell’allenatore campione d’Italia in carica che, dall’atto della nomina in poi, sta raccogliendo una messe di consensi tanto meritata quanto con pochi precedenti nella storia della Nazionale. In secondo luogo, perché le cronache di Coverciano raccontano di un ambiente letteralmente rivitalizzato da Spalletti, subito padrone del ruolo di cui è stato investito e subito capace di toccare le corde giuste: si chiamano orgoglio, attaccamento alla maglia azzurra, positività, entusiasmo. Con la stessa portata si misura l’efficacia dei primi passi del neocapodelegazione Buffon il quale, incurante delle 176 presenze, di cui 80 da capitano e della monumentale figura azzurra, si è calato nel nuovo incarico con il carisma e l’umiltà che lo contraddistinguono, benedetto anche dall’autorevolezza di Gigi Riva. Certo, perché la luna di miele continui, è necessario che la Nazionale superi di slancio gli ostacoli macedone e ucraino, lungo la strada che porta all’Europeo 2024, ma questo è un discorso che affronteremo da sabato sera a Skopje sapendo già quale come sarà andato il debutto di Mancini sulla panchina dell’Arabia Saudita, atteso venerdì 9 settembre 2023 dal test con la Costarica. Martedì 12 settembre, bis con la Corea del Sud, due ore e mezzo prima di Italia-Ucraina. Il calendario si diverte a mandare a braccetto Mancini e Spalletti con la differenza che, al primo, i tifosi della Nazionale hanno voltato le spalle, non vedendo l’ora che il secondo cominci.

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