Fiorentina, ecco il patto per Praga

FIRENZE – Potere di una sconfitta. Che a dirla già così potrebbe far storcere la bocca perché richiama qualcosa di negativo come solo può essere una finale persa, dove sì i complimenti e gli attestati di stima fanno sempre piacere e fanno capire l’importanza di quanto comunque fatto, ma quello che conta davvero è conquistare il trofeo. La Coppa Italia, in questo caso. Eppure, fin dai minuti successivi al triplice fischio di Irrati, negli spogliatoi dell’Olimpico dove delusione, amarezza e rabbia stavano provocando lacrime, la Fiorentina ha saputo ricavare una certezza dalla sconfitta appena maturata (elemento numero 1) che Vincenzo Italiano ha trasformato in un patto con i suoi calciatori (elemento numero 2). Sempre nel ventre dello stadio. «Usciamo più consapevoli e più forti dopo questa sconfitta e faremo valere quello che abbiamo imparato per andare a prenderci la Conference League a Praga». Questo ha detto il tecnico ai suoi ricevendo indietro lo stesso messaggio, e questo ha detto in sala stampa all’Olimpico: abbattuto e più che mai convinto. E non è un controsenso.

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La consapevolezza di una grande squadra

La Fiorentina di vincere la Conference League adesso se possibile ci crede ancora di più. Senza presunzione, col massimo rispetto per il West Ham, consapevole che sarà un’altra partita durissima per contenuti e difficoltà, eppure adesso solida di una certezza che servirà subito appunto per la sfida di Praga e che, a più lunga gittata, diventerà e deve diventare la base su cui costruire la prossima stagione viola e i prossimi successi. E tutto nasce da una sconfitta che non è stata una lezione come s’intende di solito, ma un passaggio per acquisire più consapevolezza, più autodeterminazione, più fiducia. Quella sì è stata la lezione. E’ bastato rientrare negli spogliatoi a Italiano per trasmettere questo messaggio al gruppo, per raccontargli quanto fosse orgoglioso della prestazione contro un avversario più forte nella qualità e nella testa, perché quella certezza se la porta dietro e dentro da tempo. Ma è la strada che ha imboccato anche la Fiorentina mercoledì sera a Roma, pur dovendo asciugare le lacrime e scrollarsi di dosso la più brutta delle sensazioni. Motivo per cui l’allenatore viola è intervenuto non giusto per una questione di “forma” con il più classico degli interventi preso dal manuale del bravo psicologo: è che Italiano e la Fiorentina dall’altro ieri si sentono veramente più forti, più consapevoli, più artefici del percorso che è stato e che dev’essere per diventare grandi.

A Praga per prendersi la Conference

Con un’altra finale, stavolta su palcoscenico europeo, che segue di appena due settimane quella sul palcoscenico altrettanto prestigioso dell’Olimpico di fronte a quasi settantamila spettatori, era la cosa da fare subito: mettere insieme le nuove certezze per un patto. Così è stato, al rientro dal campo dopo aver salutato e ringraziato gli oltre venticinquemila tifosi viola presenti allo stadio e aver ingoiato l’amarezza e la delusione. A quel punto c’è stato spazio per le parole di Italiano. Che ha elogiato la prova dei suoi, che ha comunque sottolineato gli errori commessi (anche in sala stampa, pubblicamente, con la consueta onestà intellettuale) per ribadire che il confine tra successo e insuccesso in una finale è sempre questione di dettagli, ma anche e soprattutto per chiamare a raccolta i suoi, assicurando loro che da quella sera sarebbero stati tutti più forti. «E allora andiamo a prenderci la Conference League», la risposta che è risuonata nello spogliatoio.


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