Fiorentina da 0-0, il gol è una malattia

FIRENZE – Non subisci gol, ma nemmeno lo segni, quindi soddisfazione e recriminazioni vanno spesso a compensarsi nell’analisi: è il destino di uno 0-0, punteggio che a dispetto dell’apparente piattezza e dell’inevitabile anonimato lascia dietro di sé più interpretazioni, spesso molto differenti tra loro. Se poi gli 0-0 sono tre di fila come quelli che la Fiorentina ha messo insieme dall’Empoli al Napoli passando per il Twente, e tutti insieme utili per ottenere due punti in campionato letti in maniera quasi opposta (ed è la riprova di quanto detto sopra) e la qualificazione alla fase a gironi di Conference League, allora sì che c’è da discuterci sopra.

Il Var nega il gol-vittoria ad Osimhen: Fiorentina-Napoli termina 0-0

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Trecentoventotto

Quello in Olanda è stato accolto non bene, ma benissimo per ovvie ragioni, quello al Castellani decisamente meno per altri mille motivi, quello di domenica sera contro gli azzurri di Spalletti ha meritato applausi e consensi e anche lì sono intervenuti più fattori nel giudizio. Su tutto, il dato più banale, ma dominante: Gollini (due volte) e Terracciano (una) hanno mantenuto inviolata la porta viola, però, girando la medaglia, la Fiorentina non è riuscita a superare il portiere avversario in 270 minuti di gioco che diventano 328 dal 2-0 di Cabral al Twente appena superata la mezz’ora nella partita d’andata dei playoff. E da qui, anche da qui, nasce la riflessione di Italiano domenica sera nella pancia del “Franchi”: ottimo non aver incassato reti, ma da tre partite neppure segniamo.

Fiorentina che sofferenza: 0-0 di platino in casa del Twente, è Conference League

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Salto di qualità

Ecco che poi, forse a preoccuparlo o forse ancora no, è sempre lo stesso motivo: la Fiorentina crea tanto e non concretizza (in questi tre 0-0 soprattutto contro il Twente), ma al di là delle occasioni da gol vere e proprie è il modo in cui la squadra attacca l’area avversaria che da un lato fa piacere al tecnico siciliano e dall’altro appunto lo inquieta un po’ perché gli fa rivedere i “fantasmi” dello scorso anno, in cui la Fiorentina spesso non aveva ottenuto ciò che meritava per scarsa incisività: Empoli, Twente e Napoli hanno riportato indietro di qualche mese. Come cercherà Italiano di ovviare a questo deficit? Alternando Jovic (su cui punta senza indugio per “recuperarlo”) e Cabral, modo “coraggioso” di ottenere il massimo da entrambi nella competizione che li riguarda, mentre l’impiego simultaneo appare piuttosto remoto perché comporterebbe un cambio di modulo non previsto al momento se non in caso di assoluta necessità, sollecitando gli esterni offensivi alla conclusione, impiegando magari Kouame anche da centravanti adesso che ha la certezza di poter contare sull’ivoriano, chiedendo ai centrocampisti (Barak in primis) di affondare il colpo senza paura. Non basta, c’è di più. In allenamento il tecnico viola sta facendo le pressioni più forti ogni volta che vengono provate le situazioni della partita: è al centro sportivo che Italiano vuole i suoi “cattivi” e decisi per trasformare poi le simulazioni in risultati pratici. Il vero passaggio per il salto di qualità definitivo.

Fiorentina-Napoli 0-0, i numeri della partita

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