L’ex responsabile del settore giovanile rossonero: “Francesco ha un’ottima famiglia alle spalle e parla con il linguaggio dei gol. Ora è giusto che si alleni con la prima squadra, Pioli è il tecnico ideale per seguirlo”
26 novembre – 13:04 – MILANO
Nei suoi nove anni sul ponte di comando del settore giovanile rossonero – dal 2009 al 2018 – ne ha visti tanti di ragazzi crescere, sbocciare ed essere accolti nello spogliatoio dei grandi. In fondo è questa la missione primaria per chi fa quel lavoro. A Filippo Galli però non era mai capitato di vedere qualcuno anticipare i tempi come Francesco Camarda. E ora che è successo, per lui è un po’ come ripercorrere ciò che gli capitava in quegli anni. Ben sapendo tutto ciò che c’è dietro quella manciata di minuti in cui la vita calcistica di un ragazzino cambia indelebilmente.
Già. Difficile riassumere in poche parole il lavoro che genera un debutto in prima squadra.
“È un momento di grande soddisfazione per tutti quelli che lavorano nel settore giovanile. Qualcosa che fa partecipi tutti perché sono percorsi a cui partecipano tutti. Dagli allenatori all’area psicopedagogica. Poi, però, occorre anche saper fare un passo indietro”.
Immaginiamo si riferisca soprattutto ai media, in modo da non sovraesporre il ragazzo.
“No, in realtà mi riferisco a chi si ‘presenterà’ per rivendicare dei meriti sul ragazzo. Tipo ‘io l’ho scoperto’, ‘io l’ho fatto crescere’ e via dicendo. Un giovane che arriva in prima squadra, specialmente con l’età di Camarda, è frutto di un lavoro collettivo e occorre essenzialmente dare merito innanzitutto al ragazzo. Nel caso specifico, io ho conosciuto il papà, Francesco ha un’ottima famiglia alle spalle. Quando c’ero io aveva 10 anni e c’era chi voleva già portarcelo via, anche perché a quell’età il tesseramento è annuale”.
Ci sarà mica stata di mezzo l’Inter…
“No, con l’Inter c’era una sorta di patto di non belligeranza in questi casi. Un gentleman agreement. Era stata l’Atalanta a farsi avanti, come da logica del loro progetto”.
Venendo all’attualità, si immaginava un percorso simile per Francesco?
“Francamente no, non mi sarei immaginato potesse arrivare a tanto. Poi ha dimostrato con i gol di potercela fare, i gol sono il suo linguaggio”.
In questo momento che cosa è meglio dire, e che cosa non dire al suo riguardo?
“Non esiste una ricetta unica per tutti. Lui è molto posato, molto professionale, senza grilli per la testa e questo lo aiuta. Sarà importante che tutti insieme gli stiano vicino. Il club, la famiglia. Progettare, programmare e monitorare con continuità. Ora la situazione migliore per lui è allenarsi con la prima squadra ma allo stesso tempo continuare a giocare. In Primavera, intendo. A Milanello peraltro prima squadra e Primavera condividono gli stessi spazi, spesso gli stessi orari e la logistica quindi aiuta molto”.
Il prossimo step?
“Alzare ulteriormente l’asticella. Discorso banale ma gli serve il suo tempo e poi le cose arriveranno da sole. Gli serve continuità di minutaggio. Direi comunque che questo è un contesto in cui può già starci. E il Milan ha preparato un terreno fertile per raccogliere e accogliere una situazione simile, accompagnando il ragazzo”.
Il percorso di Camarda le ricorda qualcuno in particolare della sua gestione?
“Per precocità direi sicuramente Donnarumma”.
Che cosa cambia per lui dopo la serata di ieri? Ora indietro non si torna più…
“Può cambiare la percezione di sé, sta cominciando a toccare con mano quello che può essere il suo futuro. Ma credo sappia benissimo da solo che è un percorso lungo, e che queste sono solo le basi”.
Molti lo reclamavano già titolare: quanto è un azzardo?
“Solo Pioli può rendersi conto di quanto possa essere una cosa fattibile. Ci sono aspetti tecnico-tattici ma anche emotivi di cui tenere conto. Ieri non aveva nulla da perdere, ora tutti lo attendono con qualche aspettativa in più. È destinato a esporsi sempre di più”.
Quanto l’ha stupita l’entusiasmo di San Siro nei suoi confronti?
“I tifosi del Milan hanno fame di trovare un nuovo eroe”.
Ci dia delle percentuali: che cosa conta maggiormente in una situazione simile?
“30% lui stesso, 30% il club, 30% la famiglia e 10% un pizzico di buona sorte che non guasta mai. Alla famiglia aggiungerei anche l’agente: è una figura importante, che ha il dovere di confrontarsi con i familiari”.
Che cosa deve dire un allenatore a un ragazzo come Francesco?
“Pioli è la figura più adatta per gestirlo. E’ un tecnico umano, empatico, pacato ed equilibrato”.
Giochino inevitabile: a chi somiglia Camarda?
“Spero che diventi il nuovo Pierino Prati”.
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