Fenomeno Lautaro, ora punta Haaland

Era il febbraio 2018. Con il mercato di gennaio appena terminato, ecco scattare il blitz in Argentina di Piero Ausilio. Missione: andare a prendere Lautaro Martinez. In pochi giorni, il ds nerazzurro chiude l’operazione: per 25 milioni di euro al Racing Avellaneda, il Toro vestirà la maglia nerazzurra a partire dalla stagione successiva. Aveva appena vent’anni, aveva mostrato colpi da grande attaccante, ma era impensabile avere certezze su ciò che sarebbe riuscito a fare in Europa, sebbene il bomber di Bahia Blanca si portasse dietro le referenze di Diego Milito. Beh, poco più di 5 anni dopo, e soprattutto ben 101 reti dopo, si può affermare che si è trattato di un affare straordinario. C’è voluto fiuto per intuire le potenzialità di Lautaro, ma anche abilità mercantile nello strappare un prezzo contenuto e bruciare la concorrenza dell’Atletico Madrid.

La crescita costante di Lautaro Martinez

Adesso il Toro vale almeno un centinaio di milioni. Ma L’Inter ha tutte le intenzioni di tenerselo stretto. Sarebbe impossibile o quasi trovare un sostituto adeguato. E, inoltre, con 26 anni da compiere il prossimo 22 agosto, Lautaro può diventare ancora più forte. La verità, infatti, è che non ha mai smesso di crescere e migliorare una stagione dopo l’altra. Quando è arrivato era solo un ragazzino, che giocava nell’ombra di Icardi. Il primo di quella lunga serie di gol arrivò il 29 settembre 2018 contro il Cagliari. Ma già in quella stagione, ecco il sorpasso a Maurito, per “colpa” di Wanda. Il Toro, però, non ha mai tremato, si è preso la scena e non l’ha più mollata. Prima, una volta arrivato Conte in panchina, si è aggrappato a Lukaku, formando un tandem straordinario, imprendibile o quasi. Poi, partito Big Rom, anche grazie a Inzaghi che l’ha ulteriormente responsabilizzato, eccolo brillare di luce propria, indossando pure i panni del trascinatore. Tanto che, seppur tornato il totem belga, Lautaro adesso più che mai è il simbolo di questa Inter. Con tanto di fascia di capitano che ha cominciato ad decorare il suo braccio.

Lautaro e il ruolo da serial winner

Mercoledì sera all’Olimpico, ha ribaltato la Fiorentina e consegnato la Coppa Italia all’Inter. È diventata un’abitudine per lui segnare in finale. Lo aveva già fatto nelle due Supercoppe, contro la Juventus la scorsa stagione, e contro il Milan in questa. A proposito, ora il Diavolo lo teme come se fosse… l’acqua santa. Da quel 17 marzo 2019, giorno della prima prodezza in un derby, infatti, ne sono arrivate altre 7, l’ultima delle quasi ha chiuso i conti nella semifinale di Champions, che ha regalato all’Inter il pass per Istanbul. Ora, nel suo mirino c’è appunto il Manchester City. Sulla carta uno scontro impari. Peraltro, contro un rivale del calibro di Haaland, e pure contro il connazionale Julian Alvarez che in Qatar gli aveva tolto il posto da titolare nell’Argentina Mondiale. Attenzione, però, perché il Toro è ormai una sorta di “serial winner”. Quando vede il “sangue” sa solo caricare. Tanto che, nello spazio di sole tre stagioni, la sua bacheca, fino a quel momento vuota, ha cominciato a riempirsi: uno scudetto, 2 Coppe Italia e 2 Supercoppe con l’Inter, un Mondiale e una Coppa America con l’Argentina. Beh, allora la Champions davvero sarebbe l’aggiunta ideale…

Inter, il pullman balla la cumbia argentina grazie a Correa

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