Felipe Anderson da vero bomber al traguardo del gol numero 50

Impossibile dimenticare il Felipe Anderson di Lazio-Milan, tra falsi ruoli e colpi veri. Numero 9, numero 10, punta e mezzapunta, esterno, a scelta. Ha fatto su e giù, è andato più in là di ogni funzione. S’è consentito ogni giocata, scivolando leggero, sgusciando facile, depistando con i cambi di direzione, facendo da sponda e da fionda. Il gol di Milinkovic è l’esatta fotografia della sua partita: Felipe ha fatto da elastico arretrando a centrocampo, aprendo il gioco per Zaccagni, fiondandosi chissà come in area, il primo velo è stato il suo, ha fatto seguito quello di Luis Alberto prima della stoccata del Sergente. La vastità della copertura di campo è stata impressionante

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L’evoluzione

È nato un Felipe Anderson totale, gioca in profondità e in ampiezza, rotolando all’indietro, scattando in avanti. È stato imprendibile e Sarri se lo aspetta nella stessa versione contro la Fiorentina. Ripartirà da lui, in un anno e mezzo ci ha rinunciato a fatica. Quest’anno l’ha fatto giocare sempre, gli ha solo risparmiato due partenze da titolare contro Sturm Graz al ritorno e a Lecce. Felipe è uno degli uomini chiave per consentire a Mau di giocarsela come più gli garba: palleggiando, senza dare riferimenti. Un Felipe così totale non s’era mai visto nella Lazio. Torna sempre alla mente la prestazione col Milan: un gol con un tiro nello specchio (3 totali), 66 tocchi, 5 in area avversaria, 3 dribbling riusciti su 4, 15 passaggi nella trequarti rossonera, 8 duelli vinti su 15, 5 possessi guadagnati, due nella trequarti del Milan. Sta garantendo alla Lazio un lavoro mostruoso e i gol che non può offrire Immobile.

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La Fiorentina

Felipe è salito a sei gol col colpo rifilato al Milan, è a -1 da Ciro. La prossima rete sarà la numero 50 in biancoceleste, contando tutte le competizioni. Felipe è on fire, ha segnato nelle ultime quattro partite: Empoli, Sassuolo, Bologna in Coppa Italia e Milan. Punta alla cinquina. La Fiorentina gli ricorda l’esordio in Serie A, sono passati quasi dieci anni, era il 6 ottobre 2013. Pipe ha segnato due volte ai viola, nel gennaio 2016 e nell’aprile 2018. È tornato un anno e mezzo fa dopo gli anni tristi vissuti in Premier con il West Ham, transitando dal Porto. Solo la Lazio gli avrebbe potuto permettere di ritrovarsi, tornare a casa lo ha completato. Una volta era considerato solo per l’esplosività sulla fascia, a quelle doti ha aggiunto intelligenza tattica e continuità. Sarri lo disse subito, appena arrivato: «Voglio parlare con Felipe e capire cosa lo freni». Nei primi mesi laziali alternava momenti sì e momenti no: «Ha il tasto su off», ripeteva Mau. Oggi Felipe è continuamente connesso, permette alla Lazio di attuare il gioco lungo e corto. Il gol segnato a Reggio Emilia, lo 0-2, è nato da un fuoricampo di Provedel spizzato da Milinkovic. Felipe s’è fiondato in porta da contropiedista. Il gol rifilato al Milan, il 4-0, è nato colpendo da dentro l’area, da centravanti matricolato. Felipe ha messo la firma su tutte le vittorie conquistate dalla Lazio contro le concorrenti Champions: gol all’Inter (3-1), gol all’Atalanta (0-2), gol alla Roma (0-1), gol al Milan (4-0). Felipe Anderson è il simbolo tattico della seconda Lazio di Sarri. Una Lazio di costruzione e/o di ripartenza.

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Sarri: “Immobile a disposizione per qualche minuto”

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