Nel duello contro il belga che doveva prenderne il posto nella Juve, il serbo ha messo in campo forse la miglior prestazione stagionale: tra voglia di gol e capacità di giocare per i compagni, ha battuto Romelu sul suo terreno
31 dicembre – 08:57 – MILANO
Gli applausi convinti dello Stadium, l’abbraccio con Allegri e anche un buffetto dal mister, soddisfatto. Messa in scena a beneficio delle telecamere, l’uscita dal campo è anche il momento in cui cadono i filtri ed emergono emozioni e tensioni in purezza: quella di Dusan Vlahovic a un quarto d’ora dalla fine contro la Roma apre il sipario su una prestazioni tra le migliori in stagione pur senza aver segnato, forse la migliore. Contro Lukaku, surclassato, vale ancora di più.
ASSIST E VISIONE
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Quando il gol arriva da altri è ancora più facile non gettare la croce addosso al centravanti che non segna e permettersi la serenità di analisi di andare oltre il gol mancato per vedere tutto il resto. Ma già prima del lieto fine la prestazione di Vlahovic, cercato dai compagni più di altre volte, si è distinta a occhio nudo. Anche perché quel gol – dal piede di Rabiot – è arrivato proprio grazie a Dusan, che con uno scarico illuminato in ala da perfetto pivot slavo ha trovato con la visione di gioco prima che col piede il corridoio giusto per mandare in gol Adrien.
FAME DI GOL
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Aver saputo girare l’interruttore in quel momento ha significato prendere la strada giusta nel bivio in cui altrimenti la prestazione di Dusan rischiava di finire sotto l’etichetta dell’attaccante che si intestardisce alla ricerca del gol perdendo lucidità. E invece lucidità ne ha avuta eccome, dopo un approccio alla partita di grande voglia di fare bene e di cercare la porta: subito con un destro da lontano, poco dopo con un assolo verso l’area superando Llorente, poi girandosi in area proprio contro Llorente e trovando solo l’intercetto di Mancini a murarlo, e infine cercando addirittura la girata dal limite dell’area, e ancora non era passata neanche mezzora. L’assist con cui ha aperto la ripresa è quello che ha fatto la differenza tra una serata generosa e un po’ sfigata e invece una prestazione vincente.
LA SFIDA
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Lo scontro diretto rende inevitabile il confronto con Romelu Lukaku, l’uomo che in estate doveva prenderne il posto – tra le tante ragioni – anche per la maggior capacità di giocare con e per la squadra. Così, nel giorno del duello uno di fronte all’altro, il serbo l’ha vinto proprio giocandosela sul terreno preferito dal belga, quello della partecipazione e della creazione per i compagni. Finisce con 27 palloni giocati a 26 per Dusan, e questo vuol dire poco: 9 duelli di cui 6 vinti per il bianconero, 7 di cui 3 vinti per il giallorosso e questo già vuol dire qualcosa in più. Dieci passaggi per Vlahovic, 18 per Lukaku (4 sponde) in coerenza ai rispettivi profili. Un tiro nello specchio, tre fuori e uno respinto per Dusan, solo un tiro fuori dallo specchio per Romelu: già così, ai punti, è facile dire chi ha vinto. Ha vinto il centravanti che non ha segnato – non l’ha fatto nessuno dei due – ma che ha saputo entrare nell’azione del gol. Anzi, che l’ha creata dal nulla.
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