FABIO PISACANE / Cagliari news, dopo la paralisi l’esordio in Serie A: le lacrime per il nuovo inizio (oggi, 19 settembre 2016)

FABIO PISACANE, CAGLIARI NEWS: L’ESORDIO IN SERIE A E LE LACRIME DOPO L’INCUBO PASSATO DELLA PARALISI (OGGI, 19 SETTEMBRE 2016) – Sindrome di Guillain-Barrè: di questo ha sofferto Fabio Pisacane, il giocatore del Cagliari che ieri ha fatto il suo esordio in Serie A a 30 anni dopo una vita di gavetta, le grandi speranze giovanili e poi l’incubo della paralisi, proprio per quella terribile malattia. Gli inizi tra i Quartieri Spagnoli di Napoli, poi la chiamata del grande Claude Onofri e il sogno nel 2000 che si alza in volo: nazionale e Serie A, per il terzino ora fedelissimo di Rastelli davvero sembra partire un lungo treno verso il successo ma… «Una mattina mi svegliai paralizzato dalla testa ai piedi” – racconta Pisacane ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com – “Mi fu chiara la gravità della situazione solo quando mi ritrovai in un letto di ospedale. La diagnosi fu terribile: sindrome di Guillain-Barré. Dalla speranza di realizzare il sogno che avevo fin da bambino mi trovai ad affrontare la partita più difficile. In quel momento non pensavo al fatto che forse non avrei più giocato a calcio. Tutti i miei sforzi, le mie speranze erano indirizzate a combattere per un bene più prezioso, la vita». La lotta, gli specialisti, lo zero per centro di possibilità di guarire e poi, probabilmente, un miracolo che in qualche modo fa ripartire quella carriera e vita quasi spezzata. Non solo si muove ma riparte da zero, conquista la fiducia di Rastelli ad Avellino e poi se lo porta insieme a Cagliari dove la cavalcata verso la A viene vissuta da protagonista. E ieri, ben 16 anni dopo il primo sogno, riaccade e questa volta è reale: «scusate non ce la faccio» e scoppia a piangere ieri davanti ai microfoni di Sky. «Nell’ultima settimana cercavo di non pensare, ma durante la notte la testa mi portava indietro nel tempo di 10-11 anni. Scene un po’ particolari. Un carico di emozioni che per fortuna sono riuscito a gestire. Era una partita che sognavo da tempo, ho mangiato tanta polvere, ma ce l’ho fatta. Adesso l’importante è mantenere i piedi per terra anche a trent’anni e continuare a lavorare come ho fatto fino ad oggi». Una storia di sport ma prima ancora una storia di vita umana a 360°. 

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