F1 Messico, Sebastian Vettel, podio dura 2 ore: penalizzato e retrocesso

CITTA’ DEL MESSICO – Gli appassionati di Formula 1 e i tanti tifosi della Ferrari, in questa stagione di vacche magre, se ne erano andati a letto tutto sommato soddisfatti. Sebastian Vettel, con una gara per certi verti straordinaria in Messico, aveva conquistato un terzo posto insperato dopo qualifiche disastrose. D’accordo: il terzo posto era arrivato a tavolino per una penalizzazione all’irruento (come al solito) Verstappen. Ma sul podio, insieme alle due solite Mercedes, a fare le docce con lo spumante c’era finito il ferrarista tedesco.

Gli stessi appassionati di Formula 1 e tifosi Ferrari hanno avuto un risveglio decisamente meno piacevole: due ore dopo la penalizzazione a Verstappen, è arrivata anche quella a Vettel. Dieci secondi in più sul tempo finale che lo hanno portato dal terzo al quinto posto. Ma cosa è successo? A dire il vero un po’ di tutto.

Verstappen, e questo si è capito da subito, è stato penalizzato per aver tagliato una chicane senza poi restituire a Vettel la posizione. Decisione, regolamento alla mano, corretta e inappuntabile. Solo che nel finale concitato di gara, con tre macchine a combattere per un posto sul podio, a un certo punto succede che Ricciardo prova a passare proprio il ferrarista Vettel che si difende con una manovra “al limite”. Per i commissari di gara una manovra oltre il limite. Nello specifico la direzione di gara contesta a Vettel, riporta la Gazzetta dello Sport,  “di aver effettuato un anomalo cambio di direzione e aver indotto un altro pilota a effettuare una schivata”.

Inutile sottolineare che il diretto interessato e la Ferrari non l’abbiano presa affatto bene. Il team manager Arrivabene aveva da poco parlato di un podio meritato grazie alla strategia in un momento difficile. Per Vettel, che durante la gara, aveva insultato a microfoni aperti la direzione una beffa. D’accordo: la penalizzazione almeno formalmente non è stata inflitta per quegli insulti. Ma un po’ di dubbio, tutto sommato, resta. E resta una certezza: per la Ferrari è un annus horribilis.

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