Ezequiel Avila, l’ex muratore che fa sognare l’Osasuna

Ogni tatuaggio è un capitolo della sua vita, avventurosa e piena di trappole. Ma Ezequiel Avila è sempre riuscito a mantenere la direzione giusta. È cresciuto nel barrio di Empalme Graneros, periferia di Rosario, una delle zone più disagiate e pericolose: “Pistole e criminalità, è facile entrare in giri sbagliati”, ha raccontato il centravanti argentino dell’Osasuna, quinto in classifica nella Liga e orgoglio di Pamplona. Lo chiamano “El Chimy”, il comandante. Ha la pelle ricoperta di disegni e nomi: “Mi aiutano a ricordare bellezze e sofferenze”. Famiglia numerosa. Otto fratelli. Genitori divorziati: “Mia mamma, ogni sera, trovava sempre una scusa per non mangiare e lasciare a noi quel poco che c’era sulla tavola”.

LA STRADA IN SALITA – Ha segnato sei gol nel campionato spagnolo: gratificazioni e applausi sono arrivati solo ora, all’età di ventotto anni, dopo un rally complicato e rischioso. A Rosario aveva fatto anche il muratore, perché il calcio non era ancora diventato un mestiere. Ha rischiato la prigione per un’accusa che si è poi rivelata infondata: nel 2013 il presidente del Tiro Federal lo denunciò per il furto di magliette e di alcune attrezzature che si trovavano in palestra. Avvocati, tribunali, due anni terribili, fino all’assoluzione.

L’AMORE PER IL FÚTBOL – Avila ha cominciato a giocare nel vivaio del Boca Juniors. Per sei mesi, tra la fine del 2010 e l’inizio del 2011, aveva svolto un provino a Barcellona nella cantera dell’Espanyol, in attesa di rientrare in Argentina e di continuare la carriera nel settore giovanile del Tiro Federal, club di Rosario. “Ho rischiato di perdermi, di entrare in qualche clan. Tanti miei amici sono morti o sono finiti in carcere”, ha ricordato in un’intervista al giornale Olé e al sito di Espn. Il dolore più grande lo ha vissuto quando sua figlia Elunay, a distanza di dieci giorni dalla nascita, è stata ricoverata in ospedale per una grave infezione ai polmoni. “In quei giorni sono stato aiutato dalla fede, dalla preghiera”. Due arresti respiratori, per la piccola Elunay, salvata dai medici e ora prima tifosa del Chimy insieme con Maria, moglie dell’attaccante, autore sabato di una doppietta che ha permesso alla squadra allenata dal basco Jagoba Arrasate di vincere per 2-1 sul campo del Celta Vigo.

E’ COSTATO 2,7 MILIONI – Maglia numero 9, un metro e 72, destro naturale, contratto fino al 2026, il suo idolo è stato Tevez. Ha un fratello, Gaston, classe 2001, difensore centrale, ceduto in estate dal Boca Juniors all’Anversa. Opportunismo, rapidità in area di rigore, furbizia, tecnica da trequartista. Il procuratore è Carlos Bilicich. Ezequiel Avila è nato il 6 febbraio del 1994 a Rosario, l’Osasuna lo ha acquistato nel 2019 pagando 2,7 milioni di euro. In quel periodo, il cartellino dell’attaccante era di proprietà del San Lorenzo, che lo aveva già ceduto in precedenza negli Stati Uniti (ai Seattle Sounders) e in Spagna, all’Huesca, con la formula del prestito. Nel San Lorenzo era stato Edgardo Bauza a farlo esordire in Primera Division.


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