Europei, Jorginho: “Pallone d’oro? Meglio vincere in squadra”

Sempre più punto di riferimento degli azzurri di Mancini. “Se fossi il c.t. preparerei la sfida di venerdì dando fiducia ai ragazzi”

Dal nostro inviato Marco Pasotto

30 giugno – Firenze

I soprannomi abbondano. Lo chiamano il Professore, ma anche Radio Jorginho perché in campo parla tantissimo. Lui sorride. Anzi, se la ride di gusto quando gli viene chiesto come valuta questi appellativi. “Professore? Ma professore di cosa, scusate… Però devo dire che mi fa piacere se vengo ascoltato”. Ad ascoltarlo ovviamente sono i compagni, e in fondo “professore” e “radio” sono termini che portano entrambi allo stesso concetto: “Giorgio” in campo è uno che si fa sentire, uno dei massimi punti di riferimento: lo impone ovviamente il ruolo, ma prendere per mano chi ti sta accanto è anche questione di propensione naturale. Durante la partita con l’Austria la cosa è stata particolarmente evidente e lui la ripercorre così: “La partita s’era messa in un certo modo contro un’Austria ben organizzata. Vedevo che ci stavamo innervosendo perché non andava come volevamo e allora ho cercato di aiutare i compagni a non perdere la testa. Rischiavamo delle ammonizioni e invece bisognava restare tranquilli, senza metterla sul piano fisico, perché era quello che volevano gli austriaci”.

Fiducia

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Insomma, un po’ direttore d’orchestra e un po’ mental coach. Jorginho peraltro è visto da molti come un tecnico predestinato e quindi la domanda ci sta tutta: se tu fossi il c.t. adesso, come prepareresti questa sfida? “La preparerei dando fiducia ai ragazzi. Il Belgio è primo nel ranking ma tutte le squadre hanno punti deboli, con situazioni dove si può colpire. Parlerei con fiducia ai miei giocatori per incoraggiarli”. Esame di teoria superato. In futuro si vedrà, ma poi aggiunge una battuta: “In effetti il c.t. potrei anche farlo, ma quando inizi ad allenare poi non hai più una vita privata”. Jorginho sorride e per il momento va benissimo farsi guidare da un condottiero capace come Mancini. Che lui descrive così: “È molto tranquillo, trasmette molta serenità e fiducia, crede molto in noi ed è qualcosa che sentiamo. Ci fa sentire forti. Ma è sempre stato così, non è una novità degli ultimi tempi”.

Consapevolezza

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Tranquillità è una delle parole chiave anche per ‘Giorgio’. Quanto meno, fuori dal campo. Non si scompone nemmeno quando sente nominare la parola Pallone d’oro: “Francamente non ci penso, tutto ciò che accade è conseguenza del lavoro. La priorità per me è il gruppo, gioire assieme ai compagni e amici è più bello che gioire da solo. E comunque tutti i ragazzi sono perfettamente consapevoli che non possiamo sbagliare, e che l’errore più grave sarebbe pensare di aver già fatto qualcosa di grande. Occorre lavorare ancora di più, fare altri sacrifici, ma il cammino è quello giusto. E posso assicurare che questo gruppo ha tanta fame di vincere”. A partire da quando sale l’adrenalina al momento dell’inno, che il play del Chelsea descrive così: “In quel momento mi vengono in mente sempre tanti pensieri e i ricordi del mio percorso. L’inno è qualcosa che sento tanto, rappresentare l’Italia è una cosa molto grande. Un’emozione forte”. Poi, qualche consiglio ai naviganti nel caso in cui De Bruyne sia del match. “Ha un’intelligenza calcistica di altissimo livello, è difficile fermarlo, trova sempre spazi. Bisogna limitarlo nello spazio fra le linee e sui cross, che finiscono tra difensore e portiere creando confusione”. E chiusura sulla sfida dei muscoli tra Chiellini-Bonucci e Lukaku: “Chi vincerà? Dico Chiellini e Bonucci. Sono due contro uno, no?”. Detto così, sembrerebbe davvero facile.

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