Eredità Agnelli: sequestrati 74 milioni di beni ai fratelli Elkann e a Ferrero

La Procura di Torino ha disposto il sequestro preventivo di beni per 74.8 milioni nei confronti dei fratelli Elkann John, Lapo e Ginevra, del commercialista Gianluca Ferrero e del notaio svizzero Urs Robert Von Gruenigen. Il sequestro della somma – calcolata considerati sia i beni mobili che immobili – fa seguito all’inchiesta avviata dai pm di Torino sull’eredità di Gianni Agnelli e la successione della vedova dell’ex presidente Fiat Marella Caracciolo, deceduta il 23 febbraio 2019. Successione che è stata contestata da Margherita Agnelli, figlia dell’Avvocato e madre dei fratelli Elkann. Così scrive la Procura torinese: “Fatta salva la presunzione di innocenza delle persone sottoposte a indagini nonché la possibilità per gli stessi di far valere, in ogni fase del procedimento, la propria estraneità ai reati per cui si procede, sulla base del quadro probatorio sinora acquisito, sono stati contestati i reati di dichiarazione fraudolenta mediante altri artifici e truffa in danno dello Stato”.

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Il riassunto della vicenda

A inizio anno, Margherita Agnelli aveva presentato un esposto che ha condotto i magistrati a condurre nuovi accertamenti a mezzo di perquisizioni eseguite dalla Guardia di Finanza presso gli studi di Ferrero, consulente della famiglia Agnelli e da gennaio 2023 presidente della Juventus, di Remo Morone, notaio redattore del testamento di Gianni Agnelli, nonché presso gli uffici della Fiduciaria Nomen, parte del gruppo Ersel e di proprietà della famiglia Giubergia, operante nella gestione riservata e fiduciaria di attività finanziarie e partecipazioni riconducibili anche agli Elkann. Sul registro degli indagati è finito anche John Elkann, Ad di Exor. Contenuto dell’esposto presentato dalla madre Margherita, il presunto occultamento ai suo danni di parte del patrimonio di Caracciolo, nonché l’illegittimità dei testamenti svizzeri, in quanto la vedova non avrebbe mai avuto una regolare residenza in territorio elvetico.

Un elemento questo che ha dunque indirizzato le indagini sulla possibile sottrazione al fisco italiano dell’ingente patrimonio e dei relativi redditi. La Procura ha infatti raccolto diversi indizi circa la residenza della vedova in Italia a partire almeno dal 2010. Per questa ragione sono stati quantificati i redditi conseguiti dal 2015 (ultimo anno utile ai fini dell’accertamento fiscale) ma non dichiarati al fisco. Gli investigatori hanno inoltre calcolato un’evasione Irpef per circa 42,8 milioni, nonché di 32 milioni di tributi su successioni e donazioni maturati su una massa ereditaria ricostruita di oltre 800 milioni.

Inoltre, viene messa in dubbio l’attendibilità delle firme apposte da Caracciolo sulle ultime volontà. Già a febbraio, anche il notaio svizzero von Gruningen è stato raggiunto dai pm di Torino per indagare sulle presunte violazioni legate alle dichiarazioni dei redditi della vedova relative a tutto il 2018 e ai primi due mesi del 2019. Dichiarazione in cui mancherebbe la somma di circa 8 milioni di euro che la figlia versava annualmente in rate mensili alla madre come “compenso” delle rinunce che quest’ultima sosteneva di aver dovuto sopportare nel 2004 per chiudere con un accordo transattivo e un patto successorio in Svizzera. Stando ad alcune ricostruzioni, a Margherita Agnelli sarebbero spetatti beni per 1,5 miliardi di euro. 

Il comunicato degli Elkann

Così in una nota i legali dei fratelli Elkann: “Il sequestro eseguito in questi giorni è un passaggio procedurale che non comporta alcun accertamento di responsabilità dei nostri assistiti, come peraltro precisato nello stesso comunicato della Procura. A nostro avviso, inoltre, il sequestro non soddisfa i requisiti previsti dalla legge per la sua emissione perché, tra l’altro, non c’è mai stato alcun rischio di dispersione dei beni degli indagati. Nel merito si ribadisce che Marella Caracciolo era residente in Svizzera sin dagli inizi degli anni settanta, ben prima che nascessero i fratelli Elkann. La volontà di risiedere in Svizzera non è mai venuta meno nel corso di tutta la sua vita. Pertanto, le circostanze di fatto come ricostruite dalla Procura non sono condivisibili e restiamo convinti di poter dimostrare l’estraneità dei nostri assistiti ai fatti addebitati”.

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