Eraldo Pecci esclusivo: “Mbappé è il futuro. Messi può salire in cima vicino a Di Stefano”

La finale Mondiale dei fuoriclasse, almeno fino a quando non iniziano i paragoni con il passato. Messi contro Mbappé, Messi come Maradona fino al dilemma secolare Maradona-Pelè. Per sciogliere qualche nodo parola a Eraldo Pecci, secondo il quale alcune gerarchie dovrebbero essere più che definite.  

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A prescindere dal risultato, questa passerà alla storia come la finale di Messi e Mbappé?  
«Vedo che avete già impersonificato la sfida, ma si affronteranno i campioni del mondo uscenti e una squadra come l’Argentina che ha fatto un filotto incredibile perdendo solo contro l’Arabia Saudita. Vedo che c’è una certa tendenza a dare più valore a quello che fa l’Albiceleste, forse i sudamericani attirano di più, ma si parte sempre alla pari». 

Chi può risolverla se non Messi e Mbappé?  
«Il Mondiale lo vince sempre una squadra forte, ma non la più forte. Può dipendere dall’episodio, dalla chimica di squadra, dalla fortuna. Di sicuro è una finale degna di un Mondiale».

Come si annullano due campioni di quel calibro? 
«Non dipende solo da loro, tante squadre forti e tanti ottimi giocatori hanno perso un Mondiale in carriera. Ricordo il 1982, quando abbiamo vinto noi, ma se ci fosse stato un campionato di trenta partite i brasiliani l’avrebbero vinto senza dubbio e con dei punti di vantaggio».

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Quindi tra Messi e Mbappé non si prende nessuno dei due? 
«Di certo Mbappé è il futuro. In compenso Messi è l’unico giocatore che tra i viventi è in grado di ambire a salire all’attico dove abitano Pelé, Maradona, Di Stefano e Cruyff».

E tra Maradona e Messi da quale parte pende la bilancia? 
«Per me non si può parlare solo dei due argentini. E Di Stefano dove lo mettiamo? Sarebbe come parlare di tattica e di guerra senza parlare di Scipione l’Africano, di Giulio Cesare o di Napoleone. Di Stefano era tra i grandissimi. Se poi qualcuno vuol stare sull’attualità faccia come vuole, ma alla base di tutto c’è la storia».

Di Stefano anche se in televisione o nei video sui social l’abbiamo visto poco o per niente? 
«E allora la storia a cosa serve? Io non ho conosciuto Giulio Cesare, ma ho letto molto su di lui. L’immagine non è tutto, poi se alle immagini aggiungiamo le urla non è che acquistano più pregio. Anzi, se urli diventa tutto più dozzinale. Se incensi ogni passaggio di piatto vuol dire che le cose belle non le conosci, non noti le differenze. Certo, se Messi dovesse vincere il Mondiale si avvicinerebbe all’attico dei più grandi».

Se Messi perdesse chiuderebbe con zero Mondiali. E Mbappé ne avrebbe già due… 
«Questo piace molto a quelli che non hanno emozioni, che tirano fuori il foglietto con i risultati. Mi viene in mente Furino, che ha vinto otto scudetti, gli vogliamo bene, ma non si può accostare ai grandissimi. Lo stesso Riva ha vinto solo uno scudetto, ma non perché era scarso. Anzi è stata la più grande punta che abbiamo mai avuto».

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Messi sale sull’attico solo se vince la finale di domenica? 
«Nella nostra considerazione i risultati sono molto importanti. Però Messi negli ultimi vent’anni è stato quello con più talento, al quale Dio ha messo una mano in testa. Dobbiamo ringraziarlo, ha le doti per entrare al piano alto, ma la domanda va rivolta ai grandissimi e non a me».

E Ronaldo è già archiviato? 
«Va detto che Dio a Ronaldo non ha messo la mano sulla testa. Lui con il lavoro quotidiano e senza il talento di Messi è riuscito però a mettersi in competizione e a dar vita al dualismo. Giù il cappello perché non aveva le stesse doti, una differenza tra i due c’è». 

Quindi Ronaldo va un pochino più giù, sul piano di Eusebio?  
«Allora lì mettiamo anche Bobby Charlton però poi rimaniamo qui a oltranza per elencare tutti quelli del palazzo»

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