El Shaarawy e Belotti, due strade opposte verso il rinnovo con la Roma

Uno è stato, ed è, realmente il dodicesimo uomo della Roma. Colui che, problemi fisici a parte, quando c’è da rispondere presente non si tira mai indietro. Che sia in campo o fuori, visto che Stephan El Shaarawy è uno dei giocatori più coinvolti dalla società nelle iniziative commerciali, con la stampa o con i tifosi. L’altro, invece, doveva essere non solo il vice Abraham, ma anche l’attaccante in grado di mettere in difficoltà Mourinho, rovesciando le gerarchie. Invece Andrea Belotti, che certo fortunato non è (ha giocato con una costola rotta nelle ultime settimane), in campionato è fermo a un malinconico zero gol e oggi, contro la Salernitana, non solo con un tocco di mano ha fatto sì che venisse annullato il gol di Ibanez (a proposito di sfortuna) ma ha anche sbagliato tutto quello che poteva sbagliare. Ed è un peccato, perché i tifosi gli vogliono bene, gli riconoscono cuore e impegno e lo stesso Mourinho gli ha dato e gli dà fiducia.

Belotti e El Shaarawy, come è la situazione rinnovi

Non è un caso che abbia giocato, finora, 43 partite: non sono poche. I gol sono stati appena 4, però: 3 in Europa League, 1 in Coppa Italia. La Serie A è stato un tabù e sembra incredibile considerando che, da gennaio, ha saltato appena quattro partite. Per il rinnovo automatico, che prevedeva presenze e gol, non ci sono i margini, per il resto forse: la Roma non potrà fare grandi investimenti sul mercato, avere in casa un giocatore come il Gallo può essere utile e lui, che vive benissimo tra Trigoria e Casal Palocco, è anche disposto a ridursi un po’ l’ingaggio. Per adesso, però, la strada non è semplice. Discorso opposto per El Shaarawy: sta discutendo con la società, sia lui sia la Roma vogliono continuare insieme, l’accordo ancora non c’è ma può arrivare. ElSha, d’altronde, se lo è meritato a suon di prestazioni e gol: 39 partite e 8 gol, uno in meno di Abraham che di questa squadra è un titolare. La sensazione è che, salvo sorprese, la firma arriverà. E, forse, è anche inevitabile.


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