È un’Italia grandi numeri: vince da 13 gare di fila. Assist e gol: è super mediana

Nelle 37 partite dell’era Mancini super media di 2,46 punti a gara (con 2,43 reti segnate a partita). E se l’attacco frena, ci pensano i centrocampisti

Dal nostro inviato Stefano Cantalupi

4 luglio – Firenze

Gli americani hanno il loro 4 luglio, fatto di fuochi d’artificio, concerti e parate per festeggiare l’Indipendenza. Noi quest’anno abbiamo il nostro: i fuochi li ha portati la Nazionale per colorare le sue notti magiche, i concerti a Coverciano li dirige il deejay Insigne e alle parate ci pensa Donnarumma. A suo modo, Mancini ha costruito un’Italia indipendente, nel senso che le performance degli azzurri non dipendono da nessuno: giochiamo quasi sempre bene senza curarci dell’avversario, c’è un’identità definita alla quale ci aggrappiamo anche quando il mare è in tempesta. Una filosofia che ha prodotto spettacolo e numeri. E che numeri.

Mancio da record

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Cominciamo da quelli del c.t., perché ci sono strisce aperte di cui si rischia di perdere il conto: 13 delle 28 partite vinte da Mancini alla guida della Nazionale (su 37 disputate) sono arrivate nelle ultime 13 gare, all’interno di un filotto-record di 32 risultati utili consecutivi. Cifre superiori a quelle del terzo mandato di Pozzo anche per media-punti, calcolata assegnandone 3 per ogni successo: prendendo in considerazione le 37 uscite di Mancini, ci si assesta su 2,46 a partita. Il confronto col commissario tecnico bi-campione del Mondo non regge, epoche diverse, altro calcio e rivali, lo si è detto tante volte. Ma questi sono numeri eccellenti di per sé, anche senza avventurarsi in paragoni col passato. Per di più, sono irrobustiti dalle voci sui gol fatti e subiti: le 2,43 reti segnate a partita non hanno eguali nella storia azzurra, come le 0,43 al passivo (appena meglio di quel Vicini con cui Mancini non andò sempre d’accordo da calciatore). Limitandoci agli Europei: mai l’Italia aveva vinto le prime 5 partite di una fase finale e mai aveva toccato gli 11 gol realizzati.

Lì nel mezzo

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C’è un grosso contributo dei centrocampisti, in tutto questo. Gli attaccanti sono partiti forte ma poi hanno incontrato difficoltà, mentre dalla mediana continuano ad arrivare reti, oltre che assist. Il conto dice 2 Locatelli, 2 Pessina, 1 Barella. Record azzurro agli Europei anche qui, manco a dirlo. Quando si parla della nostra linea mediana, però, limitarsi alle cifre è riduttivo. Meglio concentrarsi su completezza e profondità: c’è la doppia regia di Jorginho e Verratti, c’è l’onnipresenza di Barella, con Locatelli, Pessina e anche Cristante pronti a subentrare per un’iniezione di energia. La tentazione, quando le cose vanno bene, è di farsi prendere dall’euforia e dire che un centrocampo così non ce l’ha nessuno: forse è troppo, ma di certo fin qui è il reparto migliore tra quelli visti agli Europei. Se oggi siamo “indipendenti”, se siamo l’Italia a prescindere da chi ci mette di fronte il tabellone, tutto parte da qui.

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