È un’Inter al bacio: 1-0 all’Atalanta e di nuovo +6 sul Milan

Decisivo nella ripresa il destro di Skriniar, nel primo tempo super Handanovic su Zapata. Conte non si ferma più: sette vittorie di fila

Mancheranno pure 12 finali, ma l’Inter ne vince una più finale delle altre contro il peggior avversario del momento, l’Atalanta di Gasperini che avrebbe meritato il pareggio e invece resta dietro alla Roma e al momento fuori dalla zona Champions. Decide un gol di Milan Skriniar, il possibile tesoretto estivo che si trasforma in uomo scudetto nella serata in cui Zapata lo mette spesso alla corda. Ma quello che conta è che l’Inter vola e respinge l’assalto di Milan, che torna a -6, e Juve, di nuovo a -10 ma con un match da recuperare. Così i 113 anni che il club festeggerà domani sono stati festeggiati al meglio.

Primo tempo

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Conte ripropone i soliti noti, con l’eccezione di Vidal che viene preferito a Eriksen per un match che si annuncia molto fisico. Così facendo però si priva del doppio regista, con Gasperini che mette Pessina ad asfissiare Brozovic, l’unica fonte di gioco rimasta ai padroni di casa. La sorpresa tra gli ospiti è però Malinovskyi, il classico terzo che gode nel ballottaggio che sembrava riguardare Muriel ed Ilicic per affiancare Zapata. Pur vantando i migliori attacchi del torneo, le due squadre hanno trovato l’equilibrio vincente blindando nell’ultimo mese la fase difensiva. L’Atalanta arriva al Meazza senza aver subito gol nelle ultime tre trasferte. I tre centrali hanno fisico e velocità per reggere l’urto con Lukaku, che infatti gira al largo contro Toloi e più spesso Djimsiti, lasciando l’uno contro uno centrale su Romero a Lautaro, col difensore che al 14’ rischia l’autogollonzo con un retro passaggio che costringe Sportiello (ancora preferito a Gollini) costretto a mettere in angolo con un colpo di testa. Poco prima però era stata l’Atalanta a rendersi pericolosa con un cross dal fondo di Gosens che attraversa tutta l’area piccola senza che un compagno intervenga. Mentre Skriniar suda sette magliette per tenere Zapata, Bastoni dall’altra parte è poco sollecitato in marcatura ma è bravissimo al 25’ a lanciare Lukaku in campo aperto. Straordinario Djimsiti a recuperare sul belga e poi a murare il destro di Lautaro. Alla distanza cresce però la squadra di Gasp, che alza il baricentro appoggiandosi alla quercia Zapata, vicinissimo al vantaggio quando di testa da angolo svetta su De Vrij e costringe Handanovic al miracolo. Sul secondo corner è Toloi a prevalere su Bastoni, con Brozovic attento sul primo palo. Lo 0-0 all’intervallo insomma è un affare più per Conte che per Gasp.

Secondo tempo

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Si riprende con Ilicic al posto di Malinovskyi e Vidal inspiegabilmente in campo malgrado una prestazione insufficiente. Il cileno durerà altri 7’, rimpiazzato da Eriksen. E, ma questo è un caso, l’Inter la sblocca subito dopo, con Bastoni che in mischia da angolo ha la prontezza di toccare la palla per Skriniar, chirurgico col destro nell’angolino. Ecco la svolta che stappa il match, con la capolista a un passo dal colpo del k.o. quando Toloi scivola e dà via libera a Lukaku, colpevole di perdere l’attimo per portarsela sul sinistro, facendosi rimontare da Romero. Mentre nel primo tempo pareva più contratta dell’avversario, con il vantaggio l’Inter sembra acquisire sicurezza mentre l’Atlanta s’ingolfa malgrado un super De Roon che riesce a normalizzare Barella, peraltro non visto visto da Lautaro in due ripartenza che potevano essere sanguinose. Ilicic sembra in modalità off, anche se Zapata appena prima di lasciare il posto a Muriel mette i brividi ad Handanovic con un destro a fil di palo. Entra anche Miranchuk, autore del gol del pareggio all’andata, per Pessina, mentre Conte al 32’ richiama uno spremuto Brozovic e Lautaro per Sanchez e Gagliardini, che a sorpresa si prende la posizione centrale in cui si pensava scalasse Eriksen per schermare proprio Miranchuk. Gasp tenta il tutto per tutto con Pasalic e Palomino per Djimsiti e Freuler, con Toloi che sale a centrocampo in un 4-2-3-1. Conte chiude la girandola dei cambi rinfrescando le fasce con D’Ambrosio e Darmian. La metà campo interista è un enorme corpo a corpo in cui si trasforma in operaio anche il principe Eriksen e l’Inter sguazza. Verso lo scudetto? Lo diranno le prossime 12 finali.

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