È un altro Napoli costruito per durare

E ora viene il bello. Dopo diciannove anni, il Napoli di De Laurentiis è diventato adulto. La lunga marcia, direbbero i nostalgici. È stato un cammino vissuto senza strappi, con una crescita graduale e costante. E quindi è una situazione molto diversa da quella del Napoli di Maradona. Lì tutto si consumò in sette anni, anche se Ferlaino vinse lo scudetto dopo diciotto anni di presidenza. Quel Napoli vinse due scudetti, una Coppa Uefa, una Coppa Italia e una Supercoppa italiana in quattro stagioni. Dopodiché gli azzurri tornarono al buio di prima. Ricordiamo che al primo anno in Serie A di Maradona il Napoli arrivò ottavo. Per trovare il Napoli di De Laurentiis in una simile posizione bisogna tornare alla stagione 2008-09. Da allora quattro secondi posti, quattro volte terzo. Mai fuori dall’Europa. È ingeneroso parlare oggi di apertura di un ciclo. Questo club il suo ciclo l’ha aperto da tempo, l’ha aperto con la prima Champions giocata con Mazzarri, Hamsik, Lavezzi e Cavani. Era la stagione 2011-12. Oggi il Napoli è il club più robusto della Serie A, il più solido. È la società col bilancio più sano e che può sedersi al tavolo delle trattative senza mai mendicare nulla. Anzi. Perché ha con sé la forza dei contanti. Zero debiti. Un lusso che oggi nel calcio non ha quasi nessuno. In Italia men che mai. 

È il Napoli di De Laurentiis

Il Napoli ha tutto per continuare a vincere. Oggi ha un patrimonio calciatori che ha arricchito anno dopo anno, sotto la guida coraggiosa ed esperta di Giuntoli. Della squadra dei titolarissimi che ha stracciato il campionato, solo Kim e Kvaratskhelia sono arrivati quest’anno (possiamo aggiungere Olivera titolare part-time con Mario Rui). Il resto della squadra è stata costruita nel corso del tempo. Un pezzo alla volta. Da Lobotka a Osimhen, da Meret a Di Lorenzo. Questo è il Napoli di De Laurentiis. Sbaglia, e di grosso, chi crede che il presidente sia un istintivo. Non ha peli sulla lingua. Ama provocare. Dice quasi sempre quello che pensa e ama esporre concetti scomodi. Ma attenzione a confondere la sua irruenza con la propensione all’azzardo. È l’esatto contrario. È giudizioso. Riflette a lungo prima di decidere. E cambia solo quando non ha altra scelta. Ha il passo lungo. Ed è con la forza della prospettiva che ha reso il Napoli il club invidiato in Italia e in parte anche in Europa.

Una filosofia da non cambiare

È con la stessa filosofia che può guardare al futuro. Deve solo stare attento a non appesantirsi, errore che commise dopo i 91 punti di Sarri. Oggi anche corazzate come Barcellona e Real Madrid non devono mai perdere d’occhio i bilanci, figuriamoci il Napoli. Gli azzurri possono proseguire il ciclo, possono continuare a vincere. Ma per farlo non devono cambiare filosofia. Al momento giusto De Laurentiis deve tagliare il ramo pieno di frutti (nel calcio in cambio di parecchi soldini, vendendo calciatori) affinché quello successivo dia più frutti. È accaduto questo con la tardiva cessione di Insigne, Mertens e Koulibaly. Il segreto del Napoli non potrà mai essere un calciatore. Il segreto del Napoli starà sempre nell’essere flessibile. Attento alle novità. Pronto a ripartire. Bravo ad anticipare gli altri. A sondare mercati che magari i grandi club snobbano, come ha dimostrato l’esempio di Kvaratskhelia. Quindi se la domanda è: il Napoli può continuare a vincere? La risposta è sì, a patto di non snaturarsi, di non sovradimensionarsi. Di non abbandonare mai l’umiltà indispensabile per guardarsi attorno, sedersi al tavolo dei grandi e farsi rispettare. Ma siamo certi che con De Laurentiis il Napoli questo pericolo non lo correrà.


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