È subito un’Italia da impazzire: Turchia travolta 3-0!

Primo tempo bloccato, poi nella ripresa l’autogol di Demiral e le reti di Immobile e Insigne

Canta l’Olimpico, finalmente. Canta perché l’Italia vince, perché debutta come meglio non si poteva: 3-0 alla Turchia nella gara inaugurale di Euro 2020. Canta perché c’è voglia di vivere, sognare e divertirsi, come il c.t. Mancini ha ricordato più volte, in forma orale e scritta. E di abbracciarsi a centrocampo, come fanno gli azzurri a fine match, vestiti di bianco per l’occasione. Non è una Nazionale perfetta, quella che stende il primo avversario nel girone A e fa tre passi lunghi e ben distesi verso gli ottavi: non è perfetta ma è forte, organizzata, determinata e stramerita il risultato. Altro buon segno: va a bersaglio tutto il tridente, o quasi: Berardi propizia il vantaggio, Immobile e Insigne lo blindano.

FRENESIA

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“All’alba vincerò”, canta un grande Andrea Bocelli nella cerimonia d’apertura (incantevole nonostante il numero contingentato di protagonisti). E gli azzurri hanno una voglia di vincere enorme, da notti magiche del Novanta, davanti al proprio pubblico parzialmente ritrovato, specie dopo cinque anni di astinenza dai tornei internazionali più importanti. La voglia, nei primi 45 minuti, si trasforma però in frenesia: l’Italia recupera palla facilmente, mette a nudo tutti i limiti dei turchi in uscita dalla difesa, costruisce una serie di situazioni più o meno pulite che non riesce a sfruttare. Ci provano in tutti i modi, i Mancio-boys: percussioni centrali per sfondare il muro rosso di Gunes, arroccatissimo nel 4-1-4-1; conclusioni dalla distanza perfino coi difensori; scorribande fino alla linea di fondo con cross all’indietro, alti e rasoterra; i rientri degli attaccanti esterni invertiti, Insigne e Berardi, che si accentrano per calciare col piede “giusto”. Niente.

PROTESTE

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La pressione c’è, due grosse chance pure (destro di Insigne al 17’ da posizione favorevolissima, testa di Immobile al 32’ su salto a vuoto di Soyuncu), ma il pallone non entra fino all’intervallo. E se si spera di sbloccarla su rigore, beh, non è aria. Makkelie non considera giustamente da penalty tutta una serie di tiri rimpallati dai difensori turchi con varie parti del corpo, ma non punisce nemmeno un braccio larghissimo di Celik al 44’, che in area ferma il cross di uno Spinazzola arrembante. Il check del Var dura lo spazio di un sospiro: giocare, nessuna “on field review” e primo tempo che va in archivio tra le proteste italiane. Di buono per la Nazionale c’è che l’avversario non si fa vedere praticamente mai: Donnarumma s’iscrive alla partita dopo 35 minuti con un’uscita di pugno, tutto lì. Bonucci e Chiellini sembrano ringiovaniti di dieci anni, Calhanoglu è un fantasma.

REGALO DEMIRAL

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Si riparte con un pericolo pubblico in meno e un volto noto in più: il temuto Yazici – inesistente anche lui – resta negli spogliatoi, dentro Ünder. Mancini toglie Florenzi e mette Di Lorenzo. Otto minuti di tensione ed è finalmente l’ora del “po-po-po” di tedesca memoria: segna un giocatore della nostra Serie A, sì, ma è Demiral… che si coordina male per anticipare Immobile e fa autogol sul cross di Berardi. Liberazione per l’Olimpico e per gli azzurri, che cominciano a tempestare di tentativi la porta di Cakir: Spinazzola, Locatelli, Insigne. Dai e dai, la diga turca si apre definitivamente, e al 21’ arriva il raddoppio che mette tutti tranquilli. Lo confezionano due padroni di casa, sull’asse Roma-Lazio: Spinazzola calcia di nuovo verso la porta, Cakir respinge e Immobile anticipa tutti. Festeggia con un urlo a favore di telecamera, Ciro: 14esimo gol in Nazionale, raggiunto Balotelli al top tra gli azzurri in attività. Prima della fine, c’è tempo per il tris che stampa un bel sorriso sul volto di Insigne, su assist di Immobile, per gentile concessione del portiere che ciabatta un grossolano tentativo di costruzione dal basso e innesca Berardi. Rete, anche per il “10” Italiano. Ci voleva. A proposito di cifre: risultato utile consecutivo numero 28, vittoria numero 9 di fila senza subire reti. Si rischia di dimenticarseli, i numeri, in serate così. Ma ci sono e danno certezze, fiducia, in questo cammino azzurro che è appena cominciato, sognando Wembley.

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