È morto Naletilic, il “Raiola croato”. Portò Savicevic e Boban al Milan e Zico a Udine

Aveva 88 anni. Accompagnò Boskov in Italia, portò Galliani a casa di Dzeko (ma non se ne fece nulla), aiutò Prosinecki a brillare all’estero

Lo chiamavano tutti Nale. E già nel nomignolo c’era un miracolo di marketing: quattro semplici lettere per diventare subito familiare ovunque. Predrag Naletilic ha segnato un’epoca, diventando il gran commis del calcio nella ex Jugoslavia. Croato di Zagabria era di casa anche nella serba Belgrado, in quanto segretario della Federazione. Così accompagna Vujadin Boskov nella sua avventura italiana, ma aiuta anche Prosinecki e Stojkovic a brillare anche all’estero.

Zico

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Poi, nel 1983 il primo grande colpo in Italia. È con il suo fondamentale aiuto che Franco Dal Cin riesce a portare Zico a Udine. E al Friuli rimarrà legato a lungo, tappa immancabile dei suoi raid in partenza dalla casa di Trieste, per decenni sua dimora fissa nel nostro Paese. E soprattutto diventa l’ambasciatore del Milan di Berlusconi nei Balcani. C’è’ la sua mano quando Adriano Galliani e Ariedo Braida si assicurano Boban e Savicevic. Colpacci in punta di piedi e con uno stile ormai raro.

Anche Dzeko

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Nale ci ha lasciato a 88 anni. Negli ultimi mesi ha sofferto per una lunga malattia, al suo fianco il figlio Marko, erede della sua grande esperienza manageriale. Quando nasceva la professione dell’agente, lui era già intermediario internazionale. Padrone di almeno 4 lingue, viaggiava per l’Europa senza soste e trovava alleanze dappertutto. Ma a Milano ha sempre avuto il suo quartier generale. I suoi posti diventavano presto di moda (dall’hotel Manin all’Auriga) perché dove arrivava lui nascevano gli affari. Quando Internet non c’era ancora i curricula dei suoi talenti viaggiavano con il passa parola. Ma senza lasciare mai nulla al caso: gol, presenze e rendimento sempre aderenti alla realtà. In questo filone c’erano anche Stanic, Vlahovic e Simic. Sempre a caccia di nuovi successi, senza paura di sbagliare. Come quella volta che accompagnò il boss (Galliani) a casa di un giovanissimo bosniaco innamorato dei colori rossoneri: Edin Dzeko. Non se ne fece nulla, ma lui ce l’aveva messa tutta. Come sempre. Così Nale ha aperto tante strade, con garbo e discrezione. Ed uno stile che ai faccendieri è sconosciuto.

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