Dzeko+Mkhitaryan, l’Euroderby è dell’Inter: 2-0. Al Milan ora serve un’impresa

Nel primo tempo in tre minuti le reti dei due ex giallorossi, poi altre occasioni per i nerazzurri che sfiorano il terzo gol. Nella ripresa palo di Tonali

La prima verniciata su Milano è nerazzurra. Per dipingerla del tutto occorreranno altri secchi di vernice, ma intanto il primo round consegna a Istanbul una fetta non irrilevante di Inter. Di fronte ai 75 mila di San Siro (incasso record di 10,4 milioni) finisce 2-0 con i gol – in tre minuti – di Dzeko e Mkhitaryan, agevolati senza dubbio da amnesie individuali rossonere, ma specchio fedele di un primo tempo di dominio nerazzurro assoluto sotto tutti gli aspetti: fisicità, intensità, tecnica, movimenti. Un primo tempo che ha ricordato parecchio la Supercoppa di gennaio a cui il Milan è riuscito a ribellarsi nella ripresa, ma senza trovare un gol che avrebbe reso il ritorno meno impervio. Un’Inter che al quinto incrocio raccoglie il primo successo in Champions contro i cugini sotto lo sguardo compiaciuto di Zhang e un po’ meno di Cardinale. Stavolta il proprietario-talismano non ha funzionato e non è bastato nemmeno il “forza Milan” pronunciato il giorno prima da Ancelotti a Madrid. Certo, senza Leao (in tribuna) e senza Bennacer (k.o. dopo 18 minuti) diventa dura contro un’Inter così viva.

Le scelte

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Il padre di tutti i dubbi rossoneri – Leao sì, no, forse – si è sciolto una volta che Rafa ha raggiunto la squadra in ritiro, dopo il provino a Milanello. Pareva una buona notizia, lì per lì, poi però è arrivata la fumata nera: la prudenza prima di tutto, con tre settimane di stagione ancora da percorrere. Piano B quindi, con Saelemaekers a sinistra, il ritorno di Diaz a destra e Bennacer confermato dietro Giroud al centro della trequarti chiamato a respirare la stessa aria di Calhanoglu. In mediana Tonali e Krunic, al centro della difesa Kjaer e Tomori. Il dubbio di Inzaghi invece era in regia e si è dunque risolto a favore di Calha, preferito a Brozovic probabilmente – anche – per la carica che lo anima nelle sfide al suo passato. Accanto a lui Barella e Mkhitaryan, attacco affidato come previsto a Dzeko e Lautaro. I duelli nel cuore del campo sono stati subito chiari: Tonali (spostato sul centrodestra)-Mkhitaryan e Krunic-Barella ed è stato soprattutto qui – anche se non solo qui – che l’Inter si è impossessata presto del match. E escludiamo la prima manciata di minuti tesi e contratti, densi di errori su entrambe le sponde, l’Inter ci ha messo poco a impadronirsi della partita sia in termini fisici, sia sotto il piano dell’intensità. Due gol nello spazio di tre minuti – vendicato il timing di Giroud dello scorso campionato – sono stati cazzotti nello stomaco che hanno tolto il fiato al Diavolo per tutto il primo tempo.

Area svuotata

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Il primo all’8′: angolo di Calhanoglu e sinistro al volo di Dzeko, che ha scherzato con la marcatura di Calabria. Gli è stato sufficiente aprire la gamba per colpire con sicurezza a pochi passi da Maignan. Per il bosniaco gol numero 400 in carriera tra club e nazionale. Il secondo all’11’: Barella ha aperto per Dimarco, cross basso per Mkhitaryan che si è infilato centralmente come una lama nel burro caldo e si è ritrovato il corridoio verso la porta spalancata. Sul banco degli imputati stavolta Tonali, che si è perso l’armeno. Nota di merito invece per Dzeko, che ha tagliato verso la fascia portandosi via Tomori dando un contributo decisivo allo svuotamento dell’area rossonera. Bum bum Inter, uno-due e Diavolo al tappeto. E siccome se diluvia poi può anche grandinare, ecco un altro problema al minuto 18, quando Pioli ha perso Bennacer per un problema fisico. Guaio bello grosso, considerato l’apporto dell’algerino nella doppia fase. Rimedio: dentro Messias a destra, con Diaz centrale. Il problema del Milan è che le sberle non hanno sortito contromisure, perché l’Inter ha capito alla svelta di potersi infilare per vie centrali e così ha fatto, soprattutto con Mkhitaryan. Ci sono stati momenti in cui è stato letteralmente un tiro al bersaglio, che ha registrato anche un palo pieno di Calhanoglu con successiva parata di Maignan su Mkhitaryan. Alla mezzora è stato il Var a salvare i rossoneri, richiamando al monitor Gil Manzano che aveva assegnato un rigore (Kjaer su Lautaro). Decisione cancellata. Ma nemmeno questo è bastato per stimolare il Milan. Una differenza di interpretazione e, di conseguenza di valori, a tratti imbarazzante e certificata da un numero in particolare: nei primi 45 il Milan non è stato in grado di produrre un solo tiro nello specchio. Non è mai riuscito a riorganizzarsi dopo essere andato sotto. Strapotere nerazzurro fisico e tecnico.

Atteggiamento

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Al quarto d’ora della ripresa fuori Kjaer per Thiaw e Saelemaekers per Origi, mentre Inzaghi ha risposto con Brozovic per Mkhitaryan (e poi con Lukaku per Dzeko), ma più che le sostituzioni a cambiare volto al match è stato l’atteggiamento del Milan. Convinto, più cattivo e anche più lucido. Tre squilli preoccupanti per Onana: un sinistro di Diaz uscito di poco, uno di Messias da ottima posizione che avrebbe richiesto maggiore efficacia e un palo di Tonali. Dall’altro lato Maignan decisivo su Dzeko – armato da Bastoni ancora per vie centrali – a riprova della pericolosità offensiva nerazzurra anche nei momenti più complicati. Sì perché in effetti la partita del secondo tempo ha cambiato volto, ma non abbastanza da consegnare al Diavolo quella rete capace di rimettere in pista una qualificazione che ovviamente non è del tutto smarrita, ma parecchio complicata.

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