Dzeko, dalla rabbia con la Bosnia al riscatto giallorosso. Guardando a Totti e Pruzzo…

Niente Euro 2020 per Edin, che torna a Roma carico: con un gol diventa il quarto marcatore all time del club, con cinque arriva sul podio dietro ai due mostri sacri

“Ci dispiace, abbiamo fatto del nostro meglio ma non è bastato. Potevamo chiuderla nei tempi regolamentari, perché i rigori sono sempre una lotteria”. Dopo l’eliminazione in Europa League contro il Siviglia Edin Dzeko era arrabbiato (per usare un eufemismo) e così si era presentato davanti alle telecamere. Ieri invece, dopo la sconfitta contro l’Irlanda del Nord che ha sancito l’addio della Bosnia a Euro 2020, più che arrabbiato era triste, dispiaciuto, amareggiato: “Il rimpianto – ha ammesso – oggettivamente c’è”. A 35 anni avrebbe voluto giocare probabilmente l’ultima grande competizione internazionale con la sua Bosnia, invece dovrà accontentarsi di guardarla dal divano e, magari, godersi un’estate di relax dopo un anno che si annuncia molto intenso.

Ora solo Roma

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La qualificazione con la nazionale (in finale avrebbe incontrato la Slovacchia) gli avrebbe dato certamente una marcia in più dopo settimane complicate, tra il passaggio sfumato alla Juventus, la surreale panchina di Verona e i gol mangiati proprio contro i bianconeri prima e l’Udinese poi. Invece è arrivata un’altra delusione e Dzeko adesso, da capitano, è chiamato a concentrarsi solo sulla Roma. Una spinta positiva gliela darà certamente Dalia, la terza figlia appena arrivata: “Edin – le parole di sua moglie Amra ad Azra Magazin – è un papà straordinario e molto presente. Se ne avremo la possibilità vorremmo allargare ancora la famiglia”. Frasi che raccontano un rapporto idilliaco dentro casa, che fa da contraltare ad una serenità professionale venuta meno nelle ultime settimane. Adesso Dzeko ha l’occasione di concentrarsi solo sulla Roma: il mercato è terminato, la stagione entra nel vivo, il suo amico Smalling è tornato a Trigoria e lui può mettersi alle spalle i pensieri più negativi. Per farlo c’è solo un modo: giocare e segnare. In fondo, gli basta solo una rete per diventare, da solo, il quarto marcatore all time della Roma e gliene bastano cinque per salire sul podio alle spalle di mostri sacri come Totti e Pruzzo. Uno stimolo in più per tornare ad essere quel centro della Roma che è stato negli ultimi cinque anni.

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