Anche in una notte dall’odore decadente, un principe ha il dovere di rispettare il protocollo per spegnere la malinconia e il rimpianto. E così Paulo Dybala si è preparato con cura per chiudere il campionato nel modo più dignitoso possibile. Non è di buon umore perché ha perduto la Coppa America alla quale teneva tanto, se non troppo. Non sa ancora dove giocherà tra tre mesi perché la clausola da 12 milioni gli concede il beneficio del dubbio, almeno fino al 30 luglio. Ma a Empoli, dove lo scorso anno piazzò un gol e un assist decisivi per la vittoria, torna a giocare titolare dopo tre settimane e non intende sottoporsi a una figuraccia: De Rossi lo rilancia in una partita inutile per la classifica della Roma ma importante per le tre squadre che lottano per la salvezza, proprio perché vuole onorare la stagione senza sfregiare una media-punti che nella sua gestione varrebbe la Champions senza incastri particolari.
E se ieri…
Non ha neanche molto senso ora star qui a pensare cosa sarebbe cambiato se Dybala, uscito nell’intervallo di Roma-Juventus, avesse giocato la semifinale di ritorno contro il Bayer Leverkusen o almeno la successiva partita di Bergamo che ha cancellato ogni possibilità di inseguire il quinto posto. Semmai può essere proficuo ragionare sul futuro, come avvertiva Francesco Totti in tempi non sospetti: Dybala è uno dei calciatori più forti della Serie A quando è al cento per cento. Ma se per averlo (e pagarlo 8 milioni netti) devi impostare tutta la squadra sulle sue percentuali di impiego, fatichi nella programmazione. Ed è un tema sul quale a Trigoria stanno riflettendo De Rossi e il nuovo direttore sportivo, Ghisolfi. Nessuno vorrebbe rinunciare a Dybala, tanto più dovendo ripartire senza Lukaku che ha già chiuso l’esperienza alla Roma domenica scorsa. Ma l’obiettivo è costruire un organico che possa rendersi in qualche modo indipendente dal proprio campione: Baldanzi, che stasera tornerà a Empoli da avversario per la prima volta, è stato acquistato a febbraio proprio seguendo questa logica. Ma serve anche altro, più qualità e più quantità: i famosi esterni che saltano l’uomo (tipo Chiesa, tanto per non fare nomi) creando superiorità numerica e occasioni da gol.
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