Dumfries punta in più, Perisic infaticabile: così l’Inter apre le ali scudetto

L’olandese è spesso alla stessa altezza degli attaccanti. Out Gosens: per Ivan straordinari a Bologna e Udine

Secondo il manuale di zoologia di Stefano Pioli, loro sarebbero giaguari. Gli animali più veloci in questa selva scudetto. Denzel Dumfries da un lato e Ivan Perisic dall’altro corrono, quindi, nella savana interista sperando di superare gli affamati leoni. L’obiettivo è non farsi sbranare a un passo dalla preda, che poi sarebbe la seconda stella. Interpellati sul libro della giungla, gli interessati nicchiano: pare che preferiscano essere paragonati a due tigri, ruggenti in una squadra tornata aggressiva.

Tempismo

—  

Al di là della divulgazione scientifica, l’Inter ha comunque spiegato le ali al momento opportuno, proprio grazie a loro che hanno segnato cinque gol a testa in questo campionato: Ivan il terribile e l’imbronciato Denzel non sono solo esterni della tradizione, ma in un centrocampo a 5 di Simone fanno il pendolo senza stancarsi. Ad esempio, a Perisic non basta solo inondare di cross le aree avversarie, in Coppa Italia contro il Milan leonino è spuntato dal nulla come ultimo difensore, addirittura oltre Handanovic. L’intervento in extremis sulla percussione di Kessie, a un centimetro dalla linea, ha pesato come un gol sulla qualificazione. Al contrario, Dumfries si fa notare perché pende maggiormente davanti, neanche fosse Lautaro: in fase di costruzione è curiosamente spesso alto sulla stessa linea degli attaccanti. Il gol alla Roma nasce proprio da questa posizione cucitagli addosso da Simone Inzaghi per sfruttare tutta la sua esuberanza.

Vero attaccante

—  

Per una sera, nel derby di Coppa, Dumfries ha ceduto il posto al sempreverde Darmian, meno appariscente di Denzel ma affidabile come pochi altri: è stato Matteo ad aprire la strada a Lautaro per il primo gol della festa. Il governatore di destra, però, resta l’olandese, tornato di forza titolare contro Mou. In fondo, la Roma di José ha tenuto a battesimo l’intero suo anno di iniziazione italiana: il numero 2 aveva segnato il primo gol nerazzurro all’Olimpico e ha chiuso il cerchio sabato a San Siro. In mezzo, una crescita verticale, sostenuta dai compagni anche nei momenti di sconforto. Ad esempio, l’abbraccio che D’Ambrosio gli ha dedicato a Empoli è stato balsamico e sorprendente: la settimana prima Dumfries aveva, infatti, regalato un rigore alla Juve con un intervento sciagurato. Di lui si narra che abbia un carattere spassoso, ben oltre una naturale riservatezza olandese: quel broncio è solo una posa, ama divertirsi pian piano che scopre la lingua italiana. In campo, invece, sta riuscendo in un’impresa: silenziare le tante vedove di Hakimi. Al momento ha due reti in meno del marocchino, ma in A solo Molina dell’Udinese (6) ha segnato più di lui tra i difensori esterni. Ma la fascia qui è solo un punto di partenza visto che l’olandese tende al centro come un centravanti. Tutto studiato nel calcio liquido di Simone, in cui non si gioca più per ruoli tradizionali ma per posizioni da occupare di volta in volta: nella media interista contro la Roma, lui è vicino alla punta offensiva di Dzeko e Lautaro.

Rinnovo in attesa

—  

Perisic finora è stato un formidabile tappo. Ha ritardato l’esplosione di Robin Gosens ancora in attesa di una maglia da titolare: come rinunciare al croato in questo momento di onnipotenza fisica? Secondo i piani, il tedesco sarebbe partito dall’inizio in una delle prossime due trasferte, tra Bologna e Udine, ma un affaticamento muscolare si è messo di mezzo: non ci sarà di certo mercoledì e, probabilmente, neanche il 1° maggio in Friuli. Ciò porta Perisic a fare gli straordinari, che poi per lui sono la normalità. Da quando è tornato dal prestito al Bayern, l’Inter ha scoperto di avere in casa una macchina efficiente e performante. Al momento è uno dei 9 centrocampisti in A con almeno cinque assist e altrettanti gol. E solo Candreva (esagerato con 204) ha effettuato più cross dei suoi 132. A guardare i freddi numeri, il rinnovo non dovrebbe essere in discussione, ma di mezzo ci sono i nuovi parametri nerazzurri sugli stipendi: non sono ammesse deroghe per un 34enne. La situazione è nello stesso stallo di dieci giorni fa dopo l’ultimo incontro in sede: il croato vorrebbe un biennale da 5, l’Inter promette un anno più opzione per il secondo a 4. Se non arrivassero altri club a bussare alla porta di Ivan, ci sarebbe margine per definire il tutto in extremis, prima della scadenza del 30 giugno. Nell’attesa Ivan, assieme al collega Denzel, fa ciò che meglio gli riesce: corre nella savana scudetto, come i giaguari di Pioli.

Precedente Caos Napoli, la telefonata tra Spalletti e De Laurentiis e la paura di un altro ammutinamento Successivo Lautaro venduto all'Atletico Madrid?/ Cresce l'interesse, ma l'Inter alza il prezzo