Due rigori e un Perisic pazzesco: l’Inter batte 4-2 la Juve e vince la Coppa Italia

Nerazzurri in vantaggio con Barella, poi il ribaltone bianconero a inizio ripresa con Alex Sandro e Vlahovic, infine il rigore trasformato da Calhanoglu all’80’. Decisivo il croato ai supplementari con una doppietta dopo il 2-2 al 90′

Applausi per tutti, ma la Coppa Italia più pazza della storia va a un’Inter… interminabile che sprinta con Barella, potrebbe soccombere dopo le due sberle di inizio ripresa assestate da una Juve imbelvita e invece riacciuffa i supplementari con il rigore di Calhanoglu, prima di sprintare con la doppietta dell’incredibile Perisic. Dopo la Supercoppa, Inzaghi beffa ancora Allegri, espulso nel finale da far-west, e mette in bacheca il secondo trofeo. Aspettando di vedere cosa succederà in campionato. La certezza per stanotte è che le due rivali storiche hanno regalato un film pieno di emozioni, con l’immancabile coda di polemiche. Ma, con oltre 170 Paesi collegati, questa finale da record anche nell’incasso (oltre 5 milioni di euro) è stata uno spot per rilanciare il prodotto calcio italiano e invertire una tendenza preoccupante nell’ultimo decennio rispetto ai top campionati europei.

PRIMO TEMPO

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Allegri aveva già annunciato almeno tre undicesimi di formazione e non rischia il tridente pesante, come invece avvenuto in campionato ad inizio aprile. Al fianco di Vlahovic c’è Dybala, con Cuadrado e Bernardeschi esterni con licenza di offendere in quello che da 4-4-2 in fase di possesso si trasforma in un 4-2-3-1 con Zakaria e Rabiot in mediana. De Ligt affianca Chiellini, Bonucci in panchina. Inzaghi non rischia Bastoni e preferisce D’Ambrosio a Dimarco, anche se questo comporta lo spostamento (poco gradito dall’interessato) di Skriniar a sinistra. Largo a destra c’è Darmian e non Dumfries, mentre Dzeko davanti affianca l’intoccabile Lautaro. Le squadre si annusano per 5 minuti, il tempo di capire che anche questa volta Allegri sceglie di non asfissiare Brozovic, la sorgente del gioco interista. Dybala infatti si limita a tenerlo d’occhio, ma sa che non può competere con Epic in dinamismo. Ed è proprio il croato che al 7’ recupera sulla trequarti una respinta di Chiellini e apre a sinistra per Barella, che fa il Perisic, salta secco Cuadrado, si accentra e lascia partire un destro che gela Perin. La squadra di Inzaghi è uscita meglio dai blocchi anche nella caccia alle seconde palle e nei duelli in mediana, con Calhanoglu che non dà riferimenti a Zakaria e Rabiot che fatica a prendere la targa di Barella. Al 20’ proprio lo svizzero e Chiellini provano a scuotere i compagni con due contrasti degni di una finale, ma il problema è innescare Vlahovic, quasi sempre raddoppiato. Al 23’ ne approfitta Dybala, ma Handanovic è sicuro sul mancino rasoterra e super sul diagonale dello stesso serbo dopo un break del gladiatore Chiellini, ma con complicità nerazzurra. L’inerzia del match si rovescia come sabbia in una clessidra, la Juve mostra i muscoli, alza il baricentro di venti metri e va vicina al pareggio prima di testa con De Ligt (Handanovic alza sopra la traversa) e poi con Dybala che strozza il sinistro da buona posizione. L’Inter fatica a reggere l’urto, non trova più sfoghi sugli esterni pulizia nella trame centrali. Al 40’ Danilo si ferma nella propria area, ma sembra in grado di proseguire eppure Allegri non perde un istante per cambiare disegno. Dentro Morata, Cuadrado si abbassa, Bernardeschi scivola a destra e lo spagnolo va a sinistra nel tridente alle spalle di Vlahovic.

SECONDO TEMPO

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Nessun cambio a inizio ripresa, ma il match si accende come una pira e diventa stupendo. Merito della Juve che è indemoniata e in due minuti piazza un doppio colpo micidiale. Al 50’ Vlahovic viene murato ma sulla ribattuta Alex Sandro azzecca il sinistro che, complice forse la lieve deviazione di Morata, induce Handanovic al mezzo errore che vale il pareggio. Che però non basta ai bianconeri, micidiali due minuti dopo sull’asse Bernardeschi-Dybala, con la Joya che spalanca la porta a Vlahovic sul filo del fuorigioco. Il serbo salta D’Ambrosio, Handanovic si supera ma non può nulla sulla ribattuta. L’Inter accusa il colpo ma reagisce due volte sfondando a sinistra con Perisic e Calha che però non trovano un compagno a centro area perché Chiellini è gigante. Brozo rischia grosso quando, lasciato solo dai compagni, deve fermare Dybala in campo aperto con un fallo da giallo e poi calcia via il pallone. Sperando di azzeccare la mossa come fatto da Allegri con Morata, al 63’ Inzaghi cambia addirittura tre uomini. Dentro Dimarco, Dumfries e Correa per D’Ambrosio, Darmian e un abulico Dzeko. Allegri risponde subito dopo con Bonucci e Locatelli per Zakaria e Bernardeschi, passando a un 3-4-3 che si adatta a 5-4-1 se l’Inter spinge. Cosa che però succede poco perché i nerazzurri – un’anomalia in Italia – vanno sotto in fisicità ed intensità, complice anche forse lo sforzo profuso in campionato per rimontare l’Empoli e non fa scappare il Milan, laddove una Juve camuffata si è potuta permettere la sconfitta di Marassi. Vero che Barella e soci da metà tempo spingono forte, ma sembrano non riuscire ad andare oltre a un sinistro a fil di palo di Dimarco e a un grappolo di cross e corner che esaltano le torri bianconere. Invece al 78’ sul traversone di Dumfries, Perisic va in cielo e fa la sponda per Lautaro, che cade in area complice il sandwich di De Ligt e Bonucci. Doveri non ha dubbi, punisce l’intervento dell’olandese e dal dischetto Calhanoglu fa 2-2 con un tracciante da brividi che colpisce il palo interno, quasi nel sette, e si insacca. Allegri protesta fin quasi all’area tecnica di Inzaghi e si prende un giallo. E’ lotta senza quartiere, con l’Inter ora più tonica. Chiellini lascia il posto ad Arthur per virare su un 4-3-3. Appena prima del recupero, Inzaghi sfrutta l’ultimo slot prima di quello extra dei supplementari con Vidal e Sanchez per Calha e Lautaro, che non la prende bene. L’ammonizione a Locatelli chiude 90’ di pura adrenalina.

SUPPLEMENTARI

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Per la gioia dei 68mila dell’Olimpico (e del Milan…), si gioca un’altra mezz’ora. Pellegrini rileva Alex Sandro, Sanchez scalda subito le mani a Perin. Al 96’ gli amici De Ligt e De Vrij sono protagonisti nell’area juventina del primo episodio che imprime una svolta all’extra time. Su un cross basso dalla destra, il nerazzurro va in anticipo e il connazionale lo colpisce sul fianco. Valeri lascia giocare, ma richiamato dal Var Di Paolo rivede al monitor le immagini e assegna un altro rigore. Con Calha e Lautaro in panchina, è Perisic a fare 3-2 con un destro che spiazza Perin e fa esplodere la metà stadio interista. L’estasi arriva poco dopo perché il 33enne Perisic ha ancora benzina per piazzare un gran mancino sul palo lontano che mette due gol di distanza tra le contendenti prima dell’inversione di campo. La panchina interista che tracima in campo per festeggiare Ivan l’Imprendibile però fa saltare i nervi ad Allegri, che viene espulso al termine di un far-west che coinvolge un po’ tutti. Si riparte con la camaleontica Juve che vira sul 4-2-3-1 con Kean (fuori Dybala), Rabiot e Morata a cercare di innescare Vlahovic. L’ex Psg e Pellegrini però calciano in curva due palloni che si potevano gestire meglio. Ma ormai tutta la Juve si era consegnata al suo incubo stagionale.

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