Dopo la rabbia di Giroud, quella dei tifosi (milanisti): “Un cambio umiliante”

La sostituzione di Oly al 41’ del primo tempo ha scatenato prima la furia – poi rientrata – del centravanti in panchina, quindi la difesa d’ufficio del popolo rossonero: “Bastava aspettare l’intervallo”

La mano gliela dà. Insomma, non la nega. O meglio: è Deschamps che acchiappa quella di Giroud, quando Oly lascia il campo dopo essere stato sostituito. In questi casi, quando il copione offre una scena inaspettata, gli occhi di chi osserva si focalizzano sulla “vittima”: che cosa farà? Come reagirà? E allora, appunto: Giroud, agguantato dal suo allenatore, non gli nega il saluto – sarebbe stato eccessivo e Oly è un signore –, ma tutto il resto della scena è una chiara evidenza di grande disagio. Cioè, disagio: diciamo incavolatura colossale. E giustificabile.

Le parole di Didier

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E’ il minuto numero 41 del primo tempo, la Francia è lo spettro di se stessa – impaurita, incapace, inadatta a una finale –, Deschamps comprensibilmente non ne può più. E allora mette mano alla squadra: fuori Dembele e Giroud, dentro Kolo Muani e Thuram. Pare una scelta di nervi e frustrazione, però, più che squisitamente tattica. Perché a quattro minuti dall’intervallo – che salgono a undici con il solito maxi recupero –, con gli avversari avanti di due gol, davanti a una platea planetaria, togliere di scena due giocatori significa consegnare i colpevoli al plotone d’esecuzione. Nel dopo gara la spiegazione di Didier è ineccepibile: “Ho fatto i cambi prima dell’intervallo perché ho deciso di intervenire subito dal punto di vista tattico. Non era un problema solo di Giroud e Dembele, non erano loro due i colpevoli, ma volevo modificare la posizione di Mbappé e giocare in modo diverso”. Tutto giusto, tutto logico. La discussione, infatti, verte semmai sulle tempistiche, anche se è altrettanto vero che in undici minuti – come ha insegnato la partita stessa – possono succedere tante cose.

Pacca sul posteriore

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Insomma, da un lato ci sono le legittime scelte di un c.t. che si sta giocando una finale mondiale e ha di fronte una squadra irriconoscibile, dall’altro la gestione delle risorse umane. In questo caso, l’“aggravante” consiste nel fatto che Giroud è stato fra le colonne che hanno preso per mano la Francia fino alla finale. Con la maturità del senatore e la forza dei gol. Quando Olivier ha visto il suo numero sulla tabella elettronica non ha fatto mezza smorfia. Ma ha lasciato il campo camminando. E, insomma, se è vero che in una finale anche i secondi sono importanti, diciamo che Oly non si è affrettato. Primo indizio. Poi, come abbiamo detto, il passaggio – algido, plumbeo – davanti a Deschamps, che prima gli ha dato la mano e poi una pacca sul posteriore. Secondo indizio. Per il terzo è stato sufficiente attendere pochi secondi, il tempo di prendere una bottiglietta d’acqua e scagliarla per terra con tutta la forza davanti ai compagni seduti in panchina.

Tossine

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Dopo di che, la testa di Oly è tornata in possesso dei suoi 36 anni. Il gruppo viene prima dei singoli. La dimostrazione più evidente è l’ammonizione che si è preso dalla panchina nel secondo tempo, dopo aver protestato platealmente a difesa della sua squadra. Furore rientrato, dunque, e conoscendolo non è che ci fossero dubbi. Anche la domanda relativa a come si ripresenterà il francese a Milanello in termini mentali, trova poca aderenza: Giroud avrà una decina di giorni per smaltire le tossine della delusione mondiale e ha la forza d’animo e l’esperienza per passare oltre e tornare a pensare al Milan. I tifosi rossoneri, peraltro, sono tutti dalla sua parte. Le scelte di Deschamps sono state crocifisse dal popolo milanista, la cui parola più ricorrente è “umiliazione”. Per le modalità della sostituzione, appunto, più che per la sostituzione in sé per sé. Qualcosa che secondo i tifosi Oly non meritava, qualcosa di “vergognoso” e “non rispettoso”.

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