Dopo il Var ora arriva il Saot. Ma si deve intervenire anche fuori area

Con il nuovo fuorigioco, ridotti tempi ed errori. Ma si può fare di più. Perché un angolo dato o non dato o un cartellino ingiusto possono avere altrettanto peso sul risultato

Siamo senza dubbio il Paese dove esistono più polemiche arbitrali e dietrologie diffuse (anche se spesso alimentate da tanti acclarati scandali passati…), ma anche il Paese che prima di ogni altro si è aperto alla tecnologia facendo anche da apripista come nel caso del Var. Ultima novità presentata ieri dal designatore Gianluca Rocchi è il Saot, fuorigioco semiautomatico che farà il suo esordio il 18 in occasione della Supercoppa. “Ora abbiamo una Ferrari, ma va saputa usare”, ha detto Rocchi, chiarendo però subito che i suoi arbitri “sono prontissimi” e, spiegando i benefici, “tempi ed errori ridotti al minimo”.

fattore umano

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Sbagliare, ora, sarà quasi impossibile. Meglio così. E oltretutto non ci sarà bisogno di interruzioni eccessive. Ma oltre alla macchina, c’è sempre l’ausilio dell’uomo che sarà in visione e a lui resterà comunque l’ultima parola sul fuorigioco attivo e passivo. Tutto spinge Rocchi a insistere sulla bontà, ma sarebbe meglio dire necessità, della separazione delle carriere tra arbitri in campo e varisti al monitor. Aumenteranno gli uomini davanti ai video e dovranno essere preparati, perché la tecnologia è vero che aiuta ma necessita di applicazione e dimestichezza. Con l’arrivo del fuorigioco automatico molti si chiedono se ora l’ausilio della tecnologia nella direzione di una gara è sufficiente o se c’è posto ancora per qualche novità che diminuisca ancora di più i margini di errore.

fischi stonati

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“Ora basta così” dicono già in molti, i più attaccati romanticamente al calcio che fu, col conseguente errore umano. Ma c’è anche chi si chiede perché se un’azione da gol può essere vivisezionata e se in area di rigore verrà ulteriormente diminuito il margine di errore, bisogna invece accettare che fuori dall’area possano ancora verificarsi fischi stonati e scelte che i replay dimostrano errate. Dai falli da cartellino giallo all’assegnazione dei calci d’angolo, dai falli laterali alle punizioni fuori area. Spesso le valutazioni risultano sbagliate e si giustifica il tutto perché un calcio d’angolo è chiaramente meno importante di un fallo da rigore. Ma se l’obiettivo finale è limitare al massimo gli errori, perché attraverso il Var non correggere anche quelli? Oggi la percentuale di gol che arriva da calci da fermo è altissima: basta guardare l’ultima giornata di campionato. Chiedete alla Roma quanto contano i calci da fermo… E allora avere una punizione o un angolo che c’era e non è stato dato, o subirlo se non c’era, non è assolutamente secondario. Se l’assegnazione di un fallo o di un cartellino giallo non sono decisioni corrette, cosa impedisce di porre rimedio col Var? C’è margine per rendere le partite ancora più “pulite” da errori che possono condizionare i risultati.

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