Donnarumma non è quello che cerca il Milan. Siete d’accordo? Minoliti risponde ai lettori

Il numero 99 rossonero è un ottimo professionista, ma non può diventare il simbolo della squadra di domani come accadde a Rivera, Baresi e Maldini

Prosegue “Zona mista rossonera”, un appuntamento dedicato ai tifosi del Milan. Un modo per confrontarsi sui temi di attualità della squadra, per commentare i risultati e le strategie societarie. Ogni volta potrete commentare l’articolo e offrire nuovi spunti di riflessione. Nino Minoliti, giornalista della Gazzetta e curatore di questa rubrica, interverrà nel dibattito.

E così siamo arrivati alle ultime quattro partite del campionato, quelle che decideranno tutto, senza sapere se Gigio Donnarumma sarà ancora il portiere del Milan nella prossima stagione. Per comodità, facciamo finta che questa situazione assai scomoda non sia colpa di nessuno, né della società, né del giocatore e del suo procuratore (anche se un’idea ce l’abbiamo: 8 milioni netti a stagione ci sembravano un’ottima proposta e comunque si poteva subito dire basta, senza giocare a un rialzo infinito…) e proiettiamoci già verso il futuro. Fa bene il Milan a investire ancora, tecnicamente e soprattutto emotivamente, su Donnarumma? Il portiere di Castellammare di Stabia, che ha indossato a lungo la fascia di capitano, può diventare il simbolo su cui costruire il Milan di domani, al pari di ciò che furono in passato Gianni Rivera, Franco Baresi e Paolo Maldini? Ecco, su questo a nostro modesto parere, non esistono più dubbi: la risposta è no.

Passato ingombrante

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Perché se fosse stato vero il contrario, se cioè Donnarumma se la fosse davvero sentita di prendersi sulle spalle l’onore e l’onere di un club come il Milan, diventandone il nuovo simbolo, la decisione l’avrebbe già presa da un pezzo, milioni o non milioni, agenti o non agenti. Quando il presidente Albino Buticchi “minacciò” uno scambio con Claudio Sala, geniale fantasista del Torino, Rivera pur di restare al Milan, con il quale ormai si identificava, trovò il modo di scalzarlo… Franco Baresi accettò di andare in Serie B pur di non lasciare la squadra che lo aveva lanciato nel grande calcio e alla quale avrebbe poi legato tutta la sua straordinaria carriera. Mentre Paolo Maldini era, ed è, talmente milanista, che nessuno gli si è mai avvicinato seriamente per “tentarlo”, anche se c’è stato chi lo ha pensato. Un po’ quello che accadde con Francesco Totti e la Roma.

Bivio cruciale

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Si dirà: era un altro calcio, un altro mondo. Probabilmente, anzi sicuramente, è così. Ma proprio ora che Leo Messi pare allontanarsi da Barcellona e Sergio Ramos non si è ancora accordato col Real, il vento dello smarrimento sembra soffiare su un calcio alla disperata ricerca di stabilità e certezze, che è poi quello che cercano i tifosi. Comunque, senza farsi prendere dai sentimentalismi, a tutti deve essere chiara una cosa: Donnarumma è e rimane uno straordinario portiere, ma al di là delle parole, non può essere il leader emotivo del Diavolo che verrà. Il Milan ne tenga conto: se si “accontenta” di avere in porta un ottimo professionista, insista nella trattativa, ma se cerca qualcosa di più forse è meglio che ognuno prenda la sua strada, perché altrimenti fra un paio d’anni si sarà tornati alla casella di partenza. E nel frattempo buona fortuna a tutti.

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