Djokovic alla polizia di frontiera ha detto il falso. Ma non era un martire come Gesù?

Djokovic ha detto il falso alla polizia di frontiera in Australia. Ha detto di non aver viaggiato nelle due settimane precedenti al suo arrivo in terra australiana. Invece era andato in Spagna (dalla Serbia), come testimoniavano molti indizi sui social network.

Eppure, solo pochi giorni fa suo padre l’aveva paragonato a Gesù. Un martire, lo aveva definito. Uno che stava pagando per qualcosa che non aveva fatto. Un Cristo crocifisso sull’altare del Covid dai “cattivi” che volevano farlo vaccinare. Anzi, dei Pilato che non volevano assumersi la decisione di farlo entrare comunque.

Djokovic ha detto il falso alla polizia di frontiera in Australia

Novak Djokovic ha ammesso in un post su Instagram che la dichiarazione di viaggio rilasciata alle autorità di frontiera al suo arrivo in Australia conteneva informazioni non corrette. Aveva affermato nel questionario Covid che non aveva viaggiato nei 14 giorni precedenti, mentre in realtà si era recato in Spagna dalla Serbia.

Il tennista, che dopo una prima vittoria in tribunale attende ancora la decisione definitiva del governo di Canberra sul visto per restare nel Paese e partecipare agli Australian Open, ha parlato di un “errore umano e certamente non volontario” di un membro del suo staff, precisando che “nuove informazioni” sono state fornite alle autorità australiane per “chiarire questa questione”.

Su Instagram, il numero uno del tennis mondiale ha ammesso che sì, avrebbe dovuto rimandare. “Mi sono sentito in dovere di condurre l’intervista a L’Equipe perché non volevo deludere il giornalista”, ha scritto Djokovic nel post di Instagram. Djokovic ha garantito che in quell’occasione ha ”preso le distanze sociali e ho indossato una mascherina, tranne quando è stata scattata una fotografia”

Australian Open a rischio per Djokovic

E’ sempre più a rischio la partecipazione di Novak Djokovic agli Australian Open. Nonostante la vittoria in tribunale, che ha annullato la cancellazione del suo visto e lo ha fatto rilasciare dal centro per migranti in cui era trattenuto, e in attesa della decisione finale del governo australiano, la posizione del tennista potrebbe essere compromessa proprio dalla falsa dichiarazione di viaggio.

Dopo essersi negativizzato il 22 dicembre dal Covid – circostanza, questa, addotta dal campione per motivare il suo diritto a entrare in Australia da non vaccinato -, Nole sarebbe andato in Spagna, partendo poi direttamente da lì per l’Australia, con un volo via Dubai. Tutto documentato da foto e dichiarazioni pubbliche.

Come quella della Soto Tennis Academy della zona di Cadice, che aveva pubblicato uno scatto di Djokovic con alcuni bambini del circolo, poi rimosso. Un altro giallo riguarda il certificato di positività del 16 dicembre presentato dal serbo. La scansione del Qr code del documento, secondo Der Spiegel, darebbe esiti contraddittori, mettendo in dubbio che sia stato effettivamente contagiato.

La vicenda resta anche al centro del confronto diplomatico tra Australia e Serbia. La premier di Belgrado, Ana Brnabic, ha avuto nelle scorse ore un colloquio con il collega Scott Morrison, chiedendo che al tennista sia riservato un “trattamento corretto e dignitoso, con il rispetto di tutti i suoi diritti” e che gli sia garantita la possibilità di allenarsi. Nuovi contatti potrebbero arrivare nei prossimi giorni.

Il padre di Djokovic e il paragone con Gesù

Il padre del tennista, a ridosso del Natale ortodosso, si era lasciato andare ad un paragone a tema religioso: “Gesù è stato crocifisso… Ma vive ancora tra noi. Stanno cercando di crocifiggere Novak e di farlo inginocchiare”.

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