Dimenticate Batistuta e soci: in Serie A sono spariti giocatori e gol latinoamericani

In un’estate i calciatori diminuiti da 104 a 70, la percentuale di reti è crollata in 10 anni dal 29 al 14%

In principio c’erano gli oriundi. Soprattutto argentini, figli di immigrati italiani in Sudamerica. Fecero anche la fortuna della nostra Nazionale negli anni Trenta: ben sei elementi delle due selezioni campioni del Mondo nel 1934 e 1938 erano nati oltreoceano. Altri tempi, altro calcio. Il feeling con il Sudamerica è però proseguito anche dopo, segnando alcune delle squadre più vincenti della nostra Serie A. L’Inter di Jair, la Juve di Sivori, la Roma di Falcao, il Napoli di Maradona, solo per citarne alcune. E in epoca recente, come dimenticare il Milan brasiliano di Ancelotti o l’Inter argentina di Zanetti. Oggi, però, il nostro campionato sembra aver cambiato tendenza. Tanto che alla 5a giornata abbiamo assistito a un evento che non capitava da quasi 15 anni: un intero turno senza nemmeno un gol sudamericano. Un caso? Mica tanto. Nella Serie A 2021-22, le reti latinoamericane sono scese al 14,7% del totale, il dato più basso dal 2008 a oggi.

DOVE SONO I TOP?

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Lontani i tempi del 29,2%. Era la stagione 2011-12, la Juventus vinceva lo Scudetto, grazie anche ai 7 gol del cileno Arturo Vidal, dopo il testa a testa con il Milan verdeoro di Pato, Robinho e Thiago Silva. Capocannoniere del torneo? Zlatan Ibrahimovic, ma alle sue spalle ecco l’argentino Diego Milito e l’uruguaiano Edinson Cavani. E poi ancora Rodrigo Palacio e German Denis. Bomber di razza dal Sudamerica, come Higuain, arrivato poco dopo. Se scorriamo la classifica marcatori del campionato in corso, invece, abbiamo Lautaro Martinez terzo con 5 reti e Joao Pedro nel gruppone a quota 4. Poco dietro il colombiano Duvan Zapata a 3, quindi con due segnature Simeone, Dybala, Correa, Felipe Anderson e Pereyra. Tanti nomi, non molti gol e poca rappresentanza nelle rispettive nazionali. Chi sono i sudamericani della Serie A titolari nell’Argentina, nel Brasile o nelle altre selezioni della Conmebol? Prendiamo le gare dell’ultima giornata di qualificazione al Mondiale del 2022: abbiamo quattro uruguaiani (Vecino, Nandez, Godin e Vina), tre argentini (Molina, Gonzalez e Lautaro), tre cileni (Vidal, Pulgar e Sanchez), due brasiliani (Danilo e Alex Sandro), un colombiano (Ospina) e un venezuelano (Rincon). In totale sono 14. Se pensiamo che solamente in un Brasile-Argentina del 29 aprile 1998 dei ventidue titolari ben 12 militavano nella nostra Serie A, ci rendiamo conto del ridimensionamento… Non ci sono più i Ronaldo, Batistuta, Crespo e compagnia. E dei nostri sudamericani, molti giocano in difesa. Caso emblematico il Brasile. Un tempo regalavamo alla Seleçao campioni come Careca e poi Kakà o Ronaldinho, senza citare nuovamente il Fenomeno. Gente con classe e gol nel sangue. Ora i terzini della Juve Danilo e Alex Sandro, mentre il già citato Joao Pedro, ormai da due stagioni il brasiliano più prolifico del nostro campionato, non ha mai vestito la maglia della nazionale. Nel 2021, i campionissimi brasiliani giocano altrove: Neymar a 29 anni non è nemmeno mai stato vicino a sbarcare in Italia. E con ogni probabilità chiuderà la sua carriera senza mai giocarci.

QUANTITA’

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Non è però solo questione di qualità. Nella Serie A 2021-22 sono in tutto 70 i giocatori provenienti da paesi latinoamericani. Erano 104 appena un campionato fa, addirittura 135 nel 2011-12, l’annata del record di gol latinoamericani. In calo soprattutto argentini (-13) e brasiliani (-12). Una decrescita che ha impoverito, comunque, anche il livello tecnico del campionato. Prendendo in esame i calciatori dell’Albiceleste, per esempio, in estate abbiamo perso gioielli come Romero (dall’Atalanta al Tottenham) e De Paul (dall’Udinese all’Atletico Madrid). Anche quando peschiamo (ancora) bene dal “nuovo mondo”, poi è difficile che i talenti restino a lungo da noi. In passato, è successo con Lavezzi, Cavani, Lamela, Pastore, Cuadrado, Vidal e molti altri: esplosi in Italia e poi “strappati” a peso d’oro alla Serie A. Alcuni sono tornati, ma solo perché attempati o rigettati.

SCOTTATURE

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Dire, però, che sia solo “colpa” della crisi del nostro campionato sarebbe ingiusto. Perché quando negli ultimi anni i club italiani hanno investito pesantemente su giovani talenti latinoamericani, spesso non hanno tratto i frutti sperati. È il caso di Gabigol (Inter), Paquetà (Milan) o Pedro (Fiorentina), per fare qualche nome. Sudamerica non fa più rima con certezza. E, come spiega anche l’agente Fifa Fabrizio Ferrari nell’intervista qui a fianco, certi campionati hanno smesso di sfornare talenti in quantità industriale come in passato. Non è probabilmente una casualità che nessun paese sudamericano abbia vinto un Mondiale negli ultimi 19 anni, fallendo per quattro edizioni consecutive. Nella storia, non era mai successo. E allora chissà, non è detto che il futuro sia nell’emisfero Sud dell’altra parte dell’oceano.

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